Riaprire le scuole è la priorità
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fonte:
- Cronache di Napoli
“Vaccinazioni di massa, o le scuole non riapriranno”. Queste parole pronunciate dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca hanno scatenato un polverone di proteste, mosse da parte del mondo della scuola, in questo modo messo ‘spalle al muro’ dallo Sceriffo. Il quale anche stavolta ne ha sparata una grossa delle sue. Tanto da ricevere un attacco dallo stesso Codacons Campania, che ha definito le affermazioni del governatore “di una gravità inaudita”. Il terreno di battaglia è uno su tutti: quello dei vaccini. De Luca mira a vaccinare la popolazione studentesca sotto ai 18 anni, pena la non riapertura delle aule a settembre. Un obiettivo che è fortemente contestato da chi difende il diritto alla scuola da quando il virus è arrivato in Italia. Come Maria Grazia Celardo del Comitato Felix – Coordinamento Scuole Campania, secondo cui “la proposta,o sarebbe meglio dire la minaccia di De Luca è destituita di ogni fondamento di fatto e giuridico”. Il rischio concreto, è quello della discriminazione tra chi è vaccinato e chi no nel momento in cui si tornerà tra i banchi di scuola. Come la mette De Luca, però, la vaccinazione sta diventando praticamente un obbligo. “Ma va ricordato che non è previsto l’obbligo vaccinale in Italia, e nemmeno per i sanitari lo è. Se non lo è per loro che devono continuare ad esercitare la loro professione medica, non vedo perché lo debba essere per i ragazzi e per il mondo della scuola”. Secondo il Comitato Felix – Coordinamento Scuole Campania, anziché ‘fissarsi’ sui vaccini, bisognerebbe puntare su altri obiettivi, come quello dello screening di massa, sul quale, continua Celardo, “ancora una volta si registra un clamoroso ritardo: dovevano essere completate entro il maggio scorso, oggi invece si scopre che solo una percentuale dei docenti è vaccinata. Tutto ciò denota una cattiva organizzazione dei centri vaccinali. Il problema è che tutto questo si ripercuote sui nostri ragazzi”. Non è stata ben accolta nemmeno l’ipotesi avanzata dal governatore di posticipare le lezioni a settembre di due settimane. “Assurdo: anziché anticiparle le stiamo addirittura rimandando.A ottobre a Napoli ci saranno le elezioni Comunali: la scuola sarà sacrificata sull’altare della politica locale. D’altronde conosciamo già la mancanza di sensibilità che De Luca ha nei confronti del tasso di dispersione scolastica, che in Campania è alle stelle”, aggiunge Celardo, che conclude rivolta ai candidati sindaci di Napoli: “E’ assurdo che nessuno di loro abbia detto una sola parola sulla riapertura delle scuole”. Al di là delle prese di posizione dell’una e dell’altra parte, ciò che è certo è che ad ogni dichiarazione pubblica, De Luca, non si capisce se di proposito o meno, altera i toni di discussione. Qualcosa che succede sempre con gli argomenti più delicati, come appunto quello della scuola. Del tema vaccini e scuola ne abbiamo parlato anche con Sì Cobas Napoli, nella persona della sindacalista Marcella Raiola.La quale sottolinea come il rischio concreto sia quello di una vera e propria caccia alle streghe, laddove le streghe sono rappresentate dal docente che ha scelto di non vaccinarsi. “E’ questa la cosa politicamente più importante, il timore, che appartiene a tutti coloro che lottano per la riapertura in presenza delle scuole, che si dia la caccia ai docenti non vaccinati, per scaricare su di loro la responsabilità del prosieguo della didattica a distanza, della cattiva gestione della scuola o di quel che sarà la futura scuola. Senza distinguere tra chi non vuole o non può vaccinarsi, e in entrambi i casi si tratterebbe comunque di qualcosa di legittimo”, afferma Raiola. Secondo questa lettura, dunque, sarebbe questo un modo per ‘scaricare’ sui singoli delle responsabilità collettive. “Invece di puntare ora il dito contro chi non si vaccina, perché non parlare di quel che non è ancora stato fatto finora per scongiurare il contagio? Parliamo, ad esempio, di dotare le aule di quegli strumenti atti a evitare l’infezione, climatizzando gli ambienti, assumendo personale per garantire le norme di sicurezza negli istituti, mettere in una sola aula non più di quindici studenti. La verità è che viviamo un ‘ far west’ legislativo e normativo, in cui ognuno pensa di poter parlare di diritti fondamentali in ragione di una pandemia che non è stata gestita bene sin dall’inizio”, conclude Marcella Raiola.
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