Referendum Trivelle, Boldrini: “Andrò a votare, un dovere contro l’ antipolitica”
- fonte:
- Repubblica.it
ROMA – Si susseguono le dichiarazioni a favore del voto per il referendum di domenica 17 aprile, quando si sarà chiamati a decidere il destino delle trivellazioni al largo delle coste italiane. Ovvero, scegliere tra l’ interruzione di ogni attività delle piattaforme al termine della concessione oppure permettere alle compagnie di proseguire l’ estrazione di petrolio e gas fino a esaurimento dei giacimenti. Nessun ‘Election day’. E la data per il referendum resta domenica prossima, mentre a giugno si terranno le amministrative: il Tar del Lazio, infatti, ha deciso che non ci sarà nessun ‘Election Day’, respingendo, con due ordinanze, le richieste del Codacons e dei Radicali. Il Codacons, con il suo presidente Carlo Rienzi, ha annunciato che domattina sarà presentato appello al Consiglio di Stato: “Evidentemente il Tar non ha avuto abbastanza coraggio. Questa decisione è il via libera definitivo all’ affossamento del referendum, che farà felice il premier Renzi e la lobby del petrolio che vuole mettere le mani sui nostri mari”. Per il Codacons la non unificazione di referendum e amministrative produrrà tra l’ altro un danno economico per le tasche dei contribuenti stimato in oltre 300 milioni di euro; i radicali, invece, accusano il governo di aver boicottato il referendum sulle trivelle violando il diritto a una corretta informazione da parte dei cittadini. Per il Tar “non appaiono ravvisabili elementi sufficienti a rivelare l’ irragionevolezza e/o illogicità della scelta della data del 17 aprile 2016”. VIDEO: Know how, cosa dobbiamo sapere sul referendum trivelle Da quando il premier Matteo Renzi si è espresso a chiare lettere per la seconda opzione fino ad auspicare il fallimento della consultazione popolare e difendendo come legittima l’ astensione , altre personalità politiche e alte cariche dello Stato hanno invece manifestamente dichiarato che si recheranno nei seggi sottolineando l’ importanza della partecipazione per non svilire uno dei rari momenti in cui la democrazia si esprime in modo diretto, raccogliendo la volontà popolare: il referendum appunto. TRIVELLE: LA MAPPA Lo ha fatto il presidente del Senato Pietro Grasso , perché il referendum “è uno strumento popolare, democratico, costituzionale, quindi io certamente parteciperò alla votazione”. Lo ha fatto il presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi , perché “votare significa essere pienamente cittadini”. Ultima, ma solo in ordine di tempo, la presidentessa della Camera Laura Boldrini , per la quale votare, in questo caso, più che un diritto è addirittura un “dovere”. “Andrò a votare al referendum perché ritengo che sia un dovere andare a votare – le sue parole, rilasciate ai giornalisti a Montecitorio -. In un tempo in cui c’ è molta sfiducia verso la politica, non andare a votare è la conferma di questo disamore, di questa disillusione”. Per Boldrini è “importante andare a votare. Poi ognuno vota ciò che vuole”. Cosa voterà Boldrini? “Questo non ve lo dico”. LEGGI: Le ragioni del sì, le ragioni del no Nonostante Renzi abbia indicato la sua linea, anche sul referendum trivelle il Pd si presenta diviso. Di più, in un panorama delle opposizioni che vede il centrodestra giungere all’ appuntamento referendario in ordine sparso ( Renato Brunetta : “Forza Italia ha posizioni per il sì, come quelle delle regioni in cui governa, e posizioni per il no riguardanti la scarsa utilità di referendum di questo genere. Sì o no, andare a votare. Io voterò no”), le trivelle appaiono ogni giorno di più l’ occasione per una nuova strettoia attraverso cui dover far passare i precari equilibri interni ai dem. Se l’ ex segretario Pier Luigi Bersani e l’ ex leader dell’ Ulivo e premier di centrosinistra Romano Prodi si sono espressi a favore del voto ma puntando sul “no” , Roberto Speranza , leader di una delle anime della minoranza del partito, andrà a votare per il “sì”, ovvero contro il proseguimento ad libitum dell’ attività estrattiva, esattamente l’ opzione avversata dal leader del suo partito. Ribadendolo oggi su Facebook, “a quattro giorni dal referendum”, perché “la conferenza di Parigi sul clima ha indicato la strada per un nuovo modello di sviluppo ecosostenibile”. Ma Speranza fa anche di più: alla Camera annuncia l’ intenzione di scrivere “a tutti gli iscritti e militanti del Pd per invitarli a votare e votare sì. La segreteria nazionale ha chiesto di astenersi e questo è un errore grave, una decisione sbagliata. Spero che il referendum sia l’ occasione perché il popolo del Pd corregga gli errori commessi dal gruppo dirigente”. Posizione, quella di Speranza, già condivisa da almeno due governatori dem: il toscano Enrico Rossi e il pugliese Michele Emiliano , che ad Agorà su Raitre rimpiange persino che il ddl Boschi appena approvato non sia ancora in vigore perché con “la riforma costituzionale sarebbe certamente vinto il referendum del 17 aprile” in quanto non più necessario raggiungere il quorum del 50% +1 degli aventi diritto al voto. Significativa anche la presa di posizione a favore del voto di Roberto Giachetti , candidato a sindaco di Roma del Pd. Ma in queste ore emerge anche un caso Sardegna , particolarmente emblematico dell’ avvitarsi del Pd attorno alle trivelle. Il governatore Francesco Pigliaru rompe gli indugi e dichiara che voterà “no” a un referendum proposto dalla stessa Regione Sardegna, diventando oggetto di un duro post su Facebook della scrittrice Michela Murgia che lo accusa di “servilismo governativo”. Mentre il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau , ricorda che non solo quello sardo ma “otto dei nove Consigli regionali che hanno promosso la consultazione sono a guida di centrosinistra”. Ovvero, “il Pd è presente in questo referendum e che c’ è molto anche con la sua base”. Per questo, affonda Ganau, “spiace l’ invito all’ astensione da parte dei vertici nazionali del mio partito. Non condivido le ragioni del no (sposate da Pigliaru, ndr), ma le rispetto. L’ invito al non voto, però, è inaccettabile”. LEGGI: Sì o no alle trivelle, cosa sapere per votare al referendum Con Renzi, ma per votare “no”, il ministro per l’ Ambiente Gian Luca Galletti , che ad Avvenire ricorda un po’ di numeri: “I l referendum interessa 48 piattaforme, 30 di fronte alla costa emiliano-romagnola, tra Ravenna e Rimini. Non mi pare che Ravenna e Rimini abbiano problemi di turismo. E forse non è un caso che quella regione non sia tra quante hanno promosso il referendum. Invece in prima linea c’ è la Puglia (di Emiliano, ndr), che di queste 48 piattaforme non ne ha nessuna”. “Io – aggiunge Galletti – vorrei vivere in un mondo che andasse solo a energie rinnovabili” ma “vivo in Italia dove il 96% della mobilità va ancora col petrolio e così gran parte dell’ economia. E prendo atto che siamo in una fase di transizione. Il mio compito è quello di gestirla più in fretta possibile”. Incalzata dai giornalisti, la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi si limita a un “seguo le indicazioni del mio partito”. Dove, se le “indicazioni” rilevabili in un partito non monolitico come il Pd sono varie e persino contrastanti, vuol dire seguire il segretario/premier Matteo Renzi. Più esplicito il ministro della Cultura, Dario Franceschini : “Non voterò”. Ma difende il “non voto” anche l’ alleato in maggioranza Ncd, attraverso le parole del ministro della Salute Beatrice Lorenzin : “E’ una scelta politica”. Tornando alle opposizioni, per una volta è la voce di un premio Nobel per la letteratura a spiccare sul rumore di fondo. Dario Fo , incontrando i giornalisti per ricordare la figura dello scomparso fondatore del M5s Gianroberto Casaleggio , attacca frontalmente Matteo Renzi giudicando “assurdo” l’ invito all’ astensione, operazione “indegna di una finta sinistra”. “Siamo arrivati – incalza Fo – all’ assurdo del paradosso incivile che il capo del governo dica di non andare a votare e di andare al mare. Questo significa massacrare con l’ insulto e la pernacchia. Io comunque di certo andrò a votare”. Anche se “sarà molto difficile riuscire” a far vincere il sì, aggiunge l’ artista, raccontando di aver parlato delle problematiche legate al referendum trivelle proprio con Casaleggio, che del credo nella democrazia diretta aveva fatto forse la sua unica vera ideologia.
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