18 Gennaio 2013

Redditometro, ancora polemiche

Redditometro, ancora polemiche

ROMA – Redditometro ancora al centro delle polemiche. Ieri è stata la volta dei consumatori: se Codacons e Adiconsum chiedono di rivedere l’ inversione dell’ onere della prova, l’ Adusbefannunciadiaver dato mandato ai propri legali di impugnare in tutte le sedi, dalle Commissioni tributarie al Tar del Lazio, il decreto ministeriale. Intanto trapelano i primi orientamenti della Circolare delle Entrate con la quale si daranno le istruzioni agli uffici per i controlli. Uno dei nodi è quello delle spese presunte, calcolate con le medie Istat, dagli alimentari all’ abbigliamento. Queste spese non saranno mai decisive per un controllo e in ogni caso se un contribuente non si riconoscerà nel dato potrà fornire motivazioni concrete, non necessariamente documentali. Dai commercialisti arriva invece il consiglio dell’ ex presidente della categoria Claudio Siciliotti: «Conservare la prova delle entrate più che quella delle spese». Se viene contestato uno sfasamento tra reddito dichiarato e spesa «occorre dimostrare come si è ottenuta quella entrata e che magari si è avuto un prestito da un amico e dunque è meglio che questo sia sempre tracciabile», suggerisce Siciliotti. L’ amministrazione fiscale è dunque al lavoro sulla Circolare applicativa del redditometro. Documento complesso che dovrebbe richiedere ancora del tempo. Intanto trapelano iprimi orientamenti. Innanzitutto la questione dell’ onere della prova. Gli ispettori fiscali potranno muovere accertamenti solo sullabase di spese certe. Quello che spetta al contribuente è provare che la spesa, superiore al reddito (in ogni caso oltre la franchigia di 1.000 euro al mese), è stata comunque possibile grazie a redditi diversi, come potrebbe essere il prestito o la donazione di un familiare, gli interessi dei Bot o semplicemente risparmi del passato. C’ è poi il nodo delle spese presunte, quelle di tutti i giorni che vanno dagli alimentari all’ abbigliamento e che verranno calcolate con le medie Istat. Tra gli orientamenti al vaglio degli uffici c’ è l’ indicazione che questo tipo di spese, da sole, non siano «mai» determinantiper un accertamento. Se ci sono altre spese, quelle accertabili dal Fisco, che fanno accendere la spia “rossa”, allora le spese Istat verranno chiamate in causa a corredo dell’ accertamento. In ogni caso si dovrebbe poter stare tranquilli senza affannarsi a conservare ogni scontrino perchè dovrebbero bastare spiegazioni concrete, logiche, enonnecessariamente documentali quando il dato Istat è superiore alle spese effettive che si fanno tutti i giorni. Per esempio – come spiegato ieri dal vice direttore delle Entrate Marco Di Capua – se una persona non spende per alimentari perchè va a mangiare tutti i giorni a casa della madre che abita nello stesso pianerottolo potrà portare questa motivazione. La spiegazione è considerata logica (e accettabile) se la madre in questione non abita, per esempio, a 100 chilometri di distanza. Tornando invece all’ attacco dei consumatori, ilpresidente dell’ Adusbef Elio Lannutti sottolinea che il nuovo redditometro è «in palese violazione degli articoli 3, 24 e 53 della Costituzione e dello Statuto dei diritti del contribuente, poichè pone a carico del cittadino contribuente l’ onere della prova». Per questo l’ associazione sta valutando il ricorso al Tar.

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