3 Aprile 2003

Rc auto, ultimo sì al decreto frena-ricorsi

Il Senato vara le norme che tolgono al giudice di pace la competenza sui contratti di massa, compresi quelli per luce, gas e telefono

Rc auto, ultimo sì al decreto frena-ricorsi

Insorgono i consumatori: «Lo faremo annullare dalla Consulta o dalla Ue»


ROMA – Il Senato ha dato il via libera definitivo, senza alcuna modifica, al decreto frena-ricorsi sulla Rc auto, che è stato convertito in legge. Respinti una sessantina di emendamenti presentati dalla minoranza. Il provvedimento cambia l?articolo 113 del Codice civile e blocca di fatto le cause contro le compagnie d?assicurazione davanti al giudice di pace. Quest?ultimo può decidere, secondo equità, e quindi applicando una procedura snella, nelle vertenze di valore fino a 1.100 euro. Vengono esclusi, però, i contratti detti seriali, o “di massa“, che riguardano una pluralità di soggetti, e quindi anche la Rc auto, insieme ai rapporti bancari, alle bollette di luce, telefono e gas, alle altre polizze assicurative. Per tali rapporti il giudizio dovrà essere secondo diritto, e dunque spetterà al giudice ordinario, con vari gradi di appello. L?intero procedimento si prolunga e sarà impossibile promuovere una massiccia quantità di cause contro le compagnie. Secondo il governo e la maggioranza, si tratta di una norma opportuna e necessaria, perché troppi ricorsi avrebbero messo in pericolo i conti delle società d?assicurazione, inducendole a rincarare i premi e danneggiando così gli utenti. Nella Cdl, tuttavia, non tutti sono d?accordo. «Dubbi e perplessità» ha espresso, per esempio, il senatore Pontone (An), presidente della commissione Industria, che sollecita al governo interventi incisivi per garantire l?effettiva concorrenza tra le compagnie, che ora «fanno la parte del leone nei confronti degli assicurati».
L?ultimo sì al decreto ha provocato la levata di scudi dell?opposizione e delle associazioni dei consumatori. La Margherita annuncia un referendum abrogativo, sul quale è pienamente d?accordo l?Intesa (Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori) e si passa subito all?azione. Viene costituito seduta stante un comitato per promuovere la consultazione di base, che oggi terrà la prima riunione, cui seguirà la campagna per le adesioni. Intanto andranno avanti le altre iniziative per cancellare le nuove norme. L?Intesa confida nell?annullamento da parte della Corte costituzionale, che – afferma – sancirà «il definitivo suicidio del governo, che ha preferito tutelare le forti e avide compagnie a discapito dei cittadini». Ma sulla possibilità che la Consulta si pronunci contro il decreto si dice scettica l?Ania, l?associazione delle imprese, se non altro perché il pacchetto ha passato indenne l?esame della commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato.
E? anche vero che i consumatori si preparano a sparare altre cartucce, come il ricorso-denuncia alla Commissione europea annunciato da Cittadinanzattiva, per «lo scempio a danno di milioni di italiani». La conversione in legge – si sostiene – urta contro le ultime indicazioni dell?esecutivo Ue, «tutte orientate a facilitare l?accesso alla giustizia in tempi rapidi e a costi contenuti». Nell?immediato l?attenzione si sposta sull?incontro con le associazioni degli utenti fissato per domani al ministero delle Attività produttive, da cui – avverte Altroconsumo – si attendono impegni concreti su misure capaci di sanare il «sopruso» e ripristinare i diritti «calpestati» dal decreto.
Pienamente d?accordo con il governo, invece, le società d?assicurazione, che il ministro Marzano richiama al rispetto degli impegni presi sui futuri benefici da riservare agli assicurati. Appello che il direttore generale dell?Ania, Giampaolo Galli, certamente non respinge, pur facendo presente che in base alle disposizioni antitrust l?applicazione di tali impegni non spetta all?associazione. «Maggiore efficacia – dice – può avere la moral suasion che nei loro confronti sta esercitando Marzano». Senza il blocco dei ricorsi (che a febbraio erano già 40.000), le 17 compagnie sanzionate con una multa da 600 miliardi di lire per illecito scambio di dati avrebbero rischiato un aggravio sui bilanci di 9 miliardi di euro: una cifra insostenibile. Evitato il pericolo, «il dialogo può ripartire» e si potrà andare verso una riduzione dei costi, e quindi delle tariffe, lottando contro le frodi (nel 2002 sono partite 15.000 denunce) e aumentando la sicurezza sulle strade. Il Parlamento, con un ordine del giorno, ha chiesto al governo di attivarsi perché vengano concessi sconti ai neo-patentati, ai ciclomotori e alle seconde auto. Ovviamente l?esecutivo girerà la richiesta alle imprese d?assicurazione. L?Ania riconosce le finalità sociali di queste pressioni, ma ricorda che fin da ora è possibile farsi costruire una polizza personalizzata, tramite Internet, che mette a confronto le tariffe praticate da ogni compagnia. Tra i premi esistono differenze oscillanti tra il 10 e il 40 per cento e ciò – rimarca Galli – prova che c?è vera concorrenza. Sta al cliente individuare le condizioni migliori, in un mercato che sicuramente è aperto e rispetta le regole.

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