28 Settembre 2009

Rai, si apre il fronte canone Scajola: rischio boicottaggio

Romani: «Non condivido l’invito di due giornali a non pagare»

 
ROMA NON SOLO il caso Annozero. Ieri si è scoperchiata un’altra pentola bollente, quella del canone Rai. Lo scontro originato dalla campagna lanciata dai giornali di centrodestra, Libero’ e il Giornale’, con esortazioni come «non paghiamo più la tassa a Santoro» (sul quotidiano diretto da Feltri) e «Rai, il canone si può disdire» (l’eco sul giornale diretto da Belpietro) ha toccato l’apice con l’intervento, da New York, dello stesso ministro dello Sviluppo Scajola.  Che, non solo ha ribadito come l’apertura del fascicolo contro la trasmissione di Santoro azione contestata da opposizione, vertici della tv pubblica e Codacons, tramite ricorso al Tar sia un «atto dovuto, senza alcun intento di applicare la censura», ma ha pure rinfocolato la polemica della tassa sulla tv pubblica. «RITENGO ha detto Scajola che il canone Rai si debba pagare, ma esiste il rischio che il cittadino si possa ribellare, non pagando il canone e quindi mettendo in crisi la tv pubblica, che ha già dei conti molto difficili». Quasi immediate le reazioni dai vertici Rai. Il presidente Paolo Garimberti ha fatto sapere di essere «indignato per la vergognosa campagna contro il canone», mentre il presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, ha lanciato qualcosa di più di un monito al Ministero: «Non sarebbe legittimo trasformare una facoltà di cui il Governo ha il pieno diritto in qualcosa che configurasse atteggiamenti censori, specie quando dovessero corrispondervi indebite richieste di sanzioni, soppressioni di programmi o licenziamenti». Insomma, l’uno-due Annozero/canone (in attesa della convocazione dei vertici Rai per il 7-8 ottobre) rischia di accendere un conflitto di attribuzione tra Governo, Vigilanza, Agcom e Cda della Rai sul tema dell’informazione pubblica. PER IL SEGRETARIO del Pd, Franceschini, è «anomalo l’intervento del Governo». Da equilibrista le parole del viceministro Paolo Romani: da un lato, ha chiarito di «non condividere le campagne per non pagare il canone», dall’altro però ha ribadito l’importanza di «far capire agli italiani che non possono esserci trasmissioni che di servizio pubblico non hanno nulla». Duro l’intervento del finiano Italo Bocchino («Boicottare il canone? Un rimedio peggiore del male»). Di «intimidazione contro certa informazione» ha parlato, ancora, Dario Franceschini, mentre il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini non ha esitato a definire «grave il dibattito che si è aperto in queste ore» e «irresponsabile l’evocazione dello sciopero del canone». Quanto all’istruttoria aperta su Annozero, Scajola ieri ha ribadito che «Santoro non ha licenza di insultare» e che «c’è stato un eccesso di scandalismo, la volontà di imbastire processi mediatici basati sul gossip, lasciando intendere notizie di reato che invece non ci sono».
 

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