21 Dicembre 2018

Raffica di proteste contro la manovra Ira dei commercianti per il rischio Iva

nell’ accordo prevista l’ aliquota al 26% entro due anni: stangata da 1.200 euro a famiglia. salvini e di maio: «la eviteremo»
Paolo Baroniroma. Il maxiemendamento del governo con le ultime modifiche alla legge di Bilancio arriva direttamente in aula al Senato saltando la commissione Bilancio perché, come spiega va il presidente Daniele Pesco (M5S), «700 emendamenti da vagliare sono troppi e non c’ è abbastanza tempo per farlo». L’ annuncio, con l’ aggiunta del voto di fiducia previsto per stasera, fa insorgere le opposizioni. «Arriva in Aula un maxi emendamento mai votato da nessuno. È la prima volta nella storia della Repubblica. È un’ emergenza democratica» denunciano i senatori Pd. Che assieme ai colleghi di Forza Italia avevano proposto di votare il 26 «per poter discutere con calma» tutte le modifiche, richiesta che però la maggioranza non ha voluto accogliere. Ma è soprattutto fuori dal Senato che si protesta. Taxisti e Ncc restano sul piede di guerra e poi c’ è l’ aumento delle tasse a danno di molti settori ed il ritorno dello spettro delle clausole di salvaguardia che allarma commercianti, imprese e consumatori. Protesta la Cei con tutto il mondo del volontariato per il raddoppio dell’ Ires a carico degli enti non commerciali che «danneggia tutto il no profit». Confedilizia contesta lo sblocco dei tributi locali, Imu, Tasi e addizionali, che metterebbe a rischio tutti i contratti di affitto calmierati visto che verrebbero meno molte agevolazioni fiscali. Cgil, Cisl e Uil chiedono invece che venga ritirato l’ emendamento che taglia del 30% le tariffe Inail per non mettere a rischio gli interventi nel campo della sicurezza sul lavoro, mentre Assotabaccai contesta il taglio dell’ aggio sui Gratta e Vinci che fa perdere ai rivenditori 22 milioni di euro.Ma è soprattutto la manovra sull’ Iva che crea preoccupazione. Ieri sia Di Maio che Salvini, investiti da polemiche violentissime, si sono affrettati a spiegare che dopo aver azzerato gli aumenti previsti per il 2019 il governo farà lo stesso anche negli anni a venire. Ma l’ accordo con Bruxelles prevede 23 miliardi di aumenti complessivi nel 2020 e altri 29 nel 2021 quando l’ aliquota ordinaria dell’ Iva potrebbe schizzare al 26,5%. Il Codacons parla esplicitamente di rischio maxi-stangata calcolando in quasi 1.200 euro l’ aggravio annuo per le famiglie, a cui si aggiungerebbero poi «gli effetti indiretti che scateneranno rincari a cascata in tutti i settori». Secondo il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli «il ricorso alle salvaguardie comporterebbe maggiori imposte per circa 20 miliardi sia nel 2020 che nel 2021 e questo significherebbe meno consumi, investimenti, crescita e occupazione».«Le clausole di salvaguardia escono dalla porta e rientrano dalla finestra» protesta la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise, segnalando il rischio che vengano soffocati «sia i consumi delle famiglie, già oggi in frenata, che la crescita del Pil in una fase di rallentamento internazionale». Confesercenti «registra positivamente l’ impegno ribadito dai massimi esponenti del governo a non lasciare scattare nemmeno nel 2020 gli aumenti Iva», ma non nasconde la preoccupazione per «l’ ipoteca molto elevata» che in questo modo viene posta sugli anni a venire: «È come avere una manovra in arretrato. Sono praticamente azzerati gli spazi per la prossima legge di bilancio. E sarà molto difficile riuscire a sterilizzare gli aumenti previsti a partire dal 2020». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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