20 Dicembre 2001

Radio Vaticana torna in Tribunale

I responsabili davanti al giudice per inquinamento elettromagnetico

Radio Vaticana torna in Tribunale

I tre dirigenti invocano l?extraterritorialità dell?emittente radiofonica

TORNA a far discutere il caso dell`emittente «Radio Vaticana» che ha tenuto banco durante la scorsa primavera sulle pagine di tutti i quotidiani a causa delle accuse di inquinamento elettromagnetico. Così, questa mattina davanti al Tribunale penale di Roma sono chiamati a comparire, alle 9 in punto, i tre indagati: il direttore generale dell`emittente, padre Pasquale Borgomeo, il presidente del comitato di gestione, padre Roberto Tucci, e il vice direttore della gestione tecnica, Costantino Pacifici.

Il pm Gianfranco Amendola ha contestato i reati 110 e 674 del codice penale ai tre indagati, «in concorso tra loro, in quanto responsabili della gestione e del funzionamento» di Radio Vaticana attraverso gli impianti ubicati a S. Maria di Galeria (Roma). Accusate numero uno, le radiazioni elettromagnetiche «atte a offendere o molestare le persone residenti» nelle zone intorno agli impianti e, in particolare, gli abitanti di Cesano di Roma, in modo da creare «disagi, disturbi e turbamenti» con un reato che si è consumato in modo «permanente», sostiene ancora l`accusa, dal luglio `99. Un`accusa che si può sintetizzare con quella di «getto pericoloso di cose». Tra i disagi lamentati, ci sarebbero interferenze nei citofoni ma anche elettrodomestici che entrano in funzione in modo «incontrollato».
Il processo aveva già avuto un primo round lo scorso 12 marzo. Il comitato di tutela dei consumatori e degli utenti, si è costituito parte civile accanto al comitato di Roma Nord, ad alcune famiglie, ai Verdi e ad Ambiente e società. La tesi è che le emissioni di Radio Vaticana, con gli impianti vicini a luoghi abitati, hanno una potenza superiore alla norma. La difesa dei tre dirigenti finiti sotto processo, invece, ha puntato tutte le carte sul concetto di extraterritorialità: in base ai Patti lateranensi e agli accordi tra Italia e Vaticano, di non essere sottoposti alla giurisprudenza italiana.

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