Radio Vaticana, processo rinviato a Febbraio
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fonte:
- Il Nuovo.it
I difensori degli imputati chiedono: “Lo stato italiano ha giurisdizione?“. La Procura ribatte: “Se il Vaticano uccide i cittadini italiani e non possiamo intervenire, è meglio che chiudiamo anche la Costituzione“.
ROMA-Un possibile difetto di giurisdizione e il processo ai responsabili di Radio Vaticana slitta l`apertura al 19 febbraio. Oggi i difensori di padre Roberto Tucci, presidente del Comitato di gestione dell`emittente pontificia; di padre Pasquale Borgomeo, direttore generale, e Costantino Pacifici, della direzione tecnica, hanno posto di fronte al giudice Andrea Calabria l`interrogativo: “Può lo Stato italiano giudicare i tre esponenti accusati del presunto inquinamento elettromagnetico provocato dall`emittente della Santa Sede? E per il reato di “getto pericoloso di cose“? Ad invocare il difetto di giurisdizione sono stati gli avvocati Marcello Melandri ed Eugenio Pacelli (quest`ultimo nipote di Papa Pacelli) i quali hanno basato il loro intervento sull`articolo 11 dei Patti Lateranensi (1929). “La norma nel riconoscere la sovranità della Santa Sede sui territori del Vaticano – è stato spiegato – esenta da qualsiasi ingerenza dello Stato italiano quei responsabili o funzionari della Santa Sede che esercitano attività istituzionali per conto della Chiesa cattolica. E Radio Vaticana è un ente centrale della Chiesa cattolica in quanto il suo scopo è quello diffondere la voce del Pontefice e il suo messaggio evangelico in tutto il mondo“.
Secondo i difensori degli imputati “l`emittente è fornita di personalità giuridica ed ha sede nel Vaticano; pertanto gli imputati rientrano nella disciplina prevista dall` articolo 11 dei Patti Lateranensi“. Di diverso parere i rappresentanti dell`accusa, Gianfranco Amendola e Stefano Pesci: “Qui si discute – ha sottolineato il primo – di un reato commesso in Italia in danno di cittadini italiani. La tesi della difesa è inaccettabile perché strangola il principio delle immunità stabilite dai Patti e, francamente, non sembra proprio che l`intensità delle trasmissioni abbia nulla a che vedere con la missione della Chiesa o con le prerogative dei suoi funzionari tutelate in sede internazionale“. Facendo riferimento all`articolo 11, Amendola ha, quindi, sottolineato che “non si può sostenere che Radio Vaticana sia un ente centrale della Chiesa cattolica“. “Accettare il principio della difesa – ha concluso – significherebbe che di fronte a qualsiasi altra aggressione non potremmo reagire. Se il Vaticano uccide i cittadini italiani e non possiamo intervenire, è meglio che chiudiamo anche la Costituzione. Se uno Stato non sa tutelare la salute dei cittadini è meglio che scompaia“.
In attesa di decidere sull`eccezione dei difensori (ma Amendola ha chiesto in subordine di ricorrere alla Corte Costituzionale), il giudice Calabria ha ammesso come parti civili due nuclei familiari e le associazioni Verdi Ambiente e Società, Codacons, Movimento Cittadinanzattiva, Coordinamento Comitato Roma-Nord e Legambiente
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