Quote latte, scatta la condanna per associazione a delinquere
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fonte:
- la Repubblica
Quella dei cosiddetti Cobas del latte non era soltanto una truffa da oltre 200 milioni. Dietro il meccanismo che faceva sparire agli occhi dello Stato e dell´Unione europea ettolitri ed ettolitri di prodotto c´era una vera associazione a delinquere. Per questo motivo la corte d´appello di Torino ha reso ancora più aspre le condanne già emesse in primo grado dal tribunale di Saluzzo. All´ex europarlamentare della Lega Nord Giovanni Robusti è stata inflitta la pena più elevata, ossia quattro anni e mezzo di carcere, uno in più rispetto alla sentenza precedente. Altre 19 persone, ritenute il cuore del meccanismo fraudolento, sono state condannate ad almeno un anno di galera, mentre ad altri due agricoltori sono state inflitte pene minori. Il perno della maxitruffa erano le cooperative Savoia, una serie di scatole cinesi che consentivano a questi allevatori di far svanire nel nulla il latte prodotto in più rispetto al limite massimo imposto dall´Unione europea. Obiettivo: evitare le multe e, al tempo stesso, guadagnare dalla vendita di quanto prodotto fuori quota. Un meccanismo che funzionò alla perfezione dal 1998 al 2006, tanto da eludere all´erario più di 200 milioni di euro, e che coinvolgeva 54 persone. Per 32 di esse, che facevano parte del sistema prima del 2003, è scattata la prescrizione. Per gli altri 22 il pm Ennio Tomaselli aveva chiesto pene raddoppiate rispetto a quelle emesse in primo grado. Il giudice gli ha dato parzialmente ragione, riconoscendo l´associazione per delinquere che non era stata applicata dal tribunale di Saluzzo. La sentenza fa comunque esultare le parti civili. «E’ una vittoria per chi crede che le regole che la comunità si dà vadano rispettate e per chi crede che il denaro pubblico appartenga a tutti», commenta Maria Grazia Pellerino, avvocato di Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Confcooperative. Ed è una «vittoria della legalità» pure per Tiziana Sorriento, avvocato del Codacons, che, al contrario di quanto accaduto in primo grado, questa volta è stato accolto tra le parti ammesse al risarcimento. Anche la Regione avrebbe potuto esultare, non fosse che la giunta Cota a dicembre ha preferito rinunciare a costituirsi parte civile, almeno «temporaneamente». «Noi non ci mettiamo contro i nostri agricoltori, se non quando è dimostrato che sono colpevoli», aveva spiegato l´assessore di competenza, Claudio Sacchetto. Ed è per questo che la sentenza sui Cobas del latte ha anche un risvolto squisitamente polemico. «La Regione paga duramente la decisione di Cota e Sacchetto perché oggi avrebbe potuto vedere riconosciuto il proprio danno ed incamerare ingenti somme – tuona il consigliere regionale del Pd Roberto Placido che aveva sollevato il caso – . Oggi le loro responsabilità politiche si sono rivelate ancora più gravi». Pure il deputato cuneese dell´Udc Teresio Delfino rilascia un commento al vetriolo: «Una sentenza puntuale e rigorosa. Il governo, la maggioranza e la Lega Nord continuano a prendere in giro gli onesti cittadini a discapito della legalità. Mi auguro che quanto prima possa terminare l´azione dannosa di questo esecutivo». Per la consigliera di Sel Monica Cerutti «la giunta Cota dovrebbe chiedere scusa ai piemontesi per aver ritirato la costituzione di parte civile avanzata dall´amministrazione precedente. Si tratta di un danno d´immagine, che diventa anche economico. Un´ulteriore prova dell´incapacità di Cota di rappresentare degnamente i cittadini piemontesi».
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