Quelle stazioni a rischio cadute «I marciapiedi sono troppo bassi»
QUESTIONE di centimetri. Marciapiede della stazione troppo basso per gli scalini del supertreno, l’ Etr 1000, il Frecciarossa più nuovo e prestigioso della flotta. Risultato: cadute rovinose. Succede a Salerno, le cronache sono affollate di bollettini sanitari. «Distorsione al ginocchio sinistro, escoriazione alla tibia destra, contusioni alle dita della mano sinistra». Doveva andare a lezione ma dal primo binario è finito invece all’ ospedale Giuseppe Moesch (in alto a destra), 70 anni, ordinario di Economia dei Trasporti, pendolare sulla linea Roma-Salerno. ‘Caduto’ alla lettera sull’ Alta velocità che è anche un po’ la sua creatura, da esperto del Piano Trasporti degli anni Ottanta e saggio della Commissione verifica. Racconta: «La distanza tra scalini e banchina non è conforme agli standard previsti. Scendere da quel treno è sempre un problema, purtroppo il 19 dicembre sono caduto rovinosamente». IL SEGUITO della storia: segnalazione ai ferrovieri, reclamo in stazione, corsa all’ ospedale. Poi, con l’ anno nuovo e la rabbia crescente, lettera di protesta indirizzata ai vertici di Fs, Rfi, Trenitalia, ministero. Il professore non si capacita: «Prendo spesso questo treno, ho segnalato il problema più volte. E ogni volta mi è stato detto che erano state inoltrate segnalazioni dello stesso tipo». Ma perché il Frecciarossa 1000 ferma a Salerno se la stazione non è adeguata, e il marciapiede non è alto 55 centimetri, come prevedono gli standard europei? «Questioni di prestigio, mi dicono», ipotizza il professore. «Il risultato è semplicemente catastrofico – conclude -. C’ è chi si è rotto una clavicola, chi il femore… È caduto persino il presidente del Codacons, mentre tentava di salire. Rimediare vorrebbe dire non far più fermare quel treno a Salerno. Mica possono mettere sotto uno sgabello. In alternativa, dovrebbero adeguare la banchina». ED È QUELLO che si preparano a fare le ferrovie. «Tempo due settimane e partiranno i lavori», assicura l’ azienda. Oggi il marciapiede è alto trenta centimetri, quindi ne mancano 25 per essere in regola. Tutta Italia è un cantiere. Bologna centrale è in regola da anni. Rimini e Pesaro sono state adeguate in parte (su pressione anche di Italo). Quasi completamente sistemate le stazioni di Firenze Santa Maria Novella, Milano centrale, Roma Termini. Anche perché il regolamento europeo – il 1300 del 2014 – prevedeva di dare la precedenza alle stazioni con almeno mille viaggiatori al giorno. IL PROFESSOR Moesch nel frattempo si è organizzato. «Se chiederò i danni? Sicuramente. E cercherò di evitare di prendere l’ Etr 1000. Insegno a Salerno, per me andare in treno è comodissimo. Il servizio è perfetto». Ma che effetto le fa vedere che la ‘sua’ Alta velocità inciampa… sull’ altezza del marciapiede? «Mi ha ricordato i tempi del ‘bilama’ – ripensa Moesch -. Era l’ inizio dell’ Alta velocità, si passava sulle linee vecchie, oggi i cavi sono d’ acciaio, prima erano di rame, l’ attrito era così forte che li tagliava. Così i treni si fermavano in mezzo alla campagna. Non c’ era stato l’ adeguamento. Sono molto orgoglioso di aver contribuito a questo progetto, è stata una battaglia lunghissima». Il professore rievoca: «C’ ero ai tempi dei Verdi, contrari all’ opera. Già… Vicino a Parma si doveva attraversare per 500 metri un piccolo paese. Tutto bloccato per mesi, volevano rimborsi per il danno che faceva visivamente il treno passando. Questo ha provocato un aumento spropositato dei costi. È andata così anche per la Variante di valico. I Verdi fecero poi la richiesta di rivedere l’ Av, il Parlamento chiese di nominare una commissione, io rappresentavo il ministero delle Infrastrutture in quel gruppo. Naturalmente l’ opera fu confermata. Ma oggi si rischia di rovinarne l’ immagine. Non si può fare a pezzi». ri. ba.
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