16 Ottobre 2020

Quell’ ultima tarantella come un inno alla vita

Giovanni Pastore Cosenza Viveva per combattere e combatteva per vivere quella vita che è improvvisamente sfumata in una notte fredda e umida perché la morte ha un suo codice e non rispetta niente, l’ età, il coraggio, i progetti. L’ insegnamento di Jole Santelli, la guerriera che ha sfidato il cancro col sorriso, senza guardarsi mai indietro, senza curarsi di quelle pagine rubate al calendario della sua vita, diventerà la stella polare delle future generazioni calabresi: «Non posso permettermi la paura, così come non posso permettermi di stare chiusa in casa». La Santelli è la chiave di lettura che racconta la storia politica degli ultimi otto mesi e mezzo in Calabria. Otto mesi e mezzo durante i quali l’ avvocato cosentino ha lasciato le sue impronte su un sentiero nuovo, la scia di uno scatto generazionale, di una qualificata classe dirigente al femminile, in linea con le moderne esperienze europee. Era forte. Forte dentro e fuori, come solo le donne calabresi sanno mostrarsi davanti al male. E come le donne della sua terra amava esorcizzare il pericolo con l’ arma del ballo che in Calabria si chiama tarantella. Proprio quella danza sfrenata che gli antichi usavano come terapia di gruppo, come esorcismo musicale per liberare l’ anima e il corpo da depressione, stati d’ ansia e malinconie femminili, era diventata la medicina più efficace per tenere lontani i cattivi pensieri. Un inno alla vita, lo slancio positivo contro il destino segnato. E il presidente ballava ogni volta che c’ era da festeggiare. L’ avevamo vista felice, nella notte del 26 gennaio, quando i risultati elettorali la consacrarono prima donna presidente della Regione Calabria. Non aveva voce da settimane ma aveva tanta voglia di esprimere la sua gioia e lo fece danzando a piedi nudi, con un pantalone nero e la maglietta la scritta “rock & roll”. Jole ballò la tarantella, col suo staff e gli altri politici che l’ avevano sostenuta. E ballava anche per le amiche. L’ ultima volta era stato nella contestata notte del 5 ottobre, a San Giovanni in Fiore. C’ era da festeggiare l’ elezione di Rosaria Succurro, sua amica di sempre. Erano state insieme al governo di Cosenza con Mario Occhiuto. Quella notte con Jole si scatenarono anche gli altri (tra i quali lo stesso sindaco di Cosenza). Tutti a danzare senza mascherina. Le immagini postate sui social scatenarono le opposizioni contro la Santelli perché dopo aver firmato l’ ordinanza per l’ obbligo delle mascherine anche all’ aperto, pur in assenza di assembramenti, proprio lei aveva guidato l’ insubordinazione in quella notte senza regole (e senza mascherine) a San Giovanni in Fiore. Il resto divenne rituale bagarre, con scambi di accuse tra forze politiche contrapposte con la zampata finale del Codacons che aveva chiesto al prefetto di Cosenza, Cinzia Guercio, d’ intervenire e valutare la mancata applicazione dell’ ordinanza da chi su quell’ ordinanza aveva apposto la firma. Nell’ impasto di veleni finì anche la presenza nella sala di un ex amministratore locale silano nel frattempo finito nel mirino della magistratura distrettuale. Ma lei aveva risposto col sorriso. Come faceva sempre, anche quando c’ era da smentire le tante fake sulle sue condizioni di salute che da mesi annunciavano puntualmente il suo improvviso declino. L’ ultima volta fu a metà settembre, la presidente fu costretta a smentire l’ ennesimo drammatico proclama sulle sue precarie condizioni di vita e di un ricovero negli States. I toni utilizzati quel giorno non sembrarono quelli di una donna senza scampo: «Probabilmente non hanno modo di attaccare e attaccano sul personale. Dovevo essere ricoverata il 12 settembre negli Stati Uniti… sono qua, poi mi sono spostata su Roma La trovo veramente una miseria umana».

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