25 Marzo 2010

Quell’ “arruffapopolo” col bagno turco nell’ attico

ROMA – Ha iniziato la sua carriera con una pomata («Il farmacista non mi diede 5 lire di resto, lo denunciai alla finanza»), ha proseguito con la zucchina («Il caro-mercati era pazzesco, mandai i Nas e i prezzi crollarono») e ora Carlo Rienzi, avvocato e presidente del Codacons, rischia di andare a sbattere contro un taxi. Per lui, il paladino dei consumatori con un attico da favola munito di bagno turco al quartiere Delle Vittorie e una Tuareg azzurra in garage da 50 mila euro, sono tempi difficili. «Rienzi, bel moralizzatore di m…», sibilavano giorni fa i leader tassinari in Campidoglio, dove stanno trattando l’ aumento delle tariffe e temono che il Grande demagogo faccia saltare tutto. Ma questo salernitano verace, 63 anni e un po’ sovrappeso, non fa una piega. «Solo invidia! La verità è che la mia associazione quando cannoneggia coglie il bersaglio», risponde a raffica come faceva a scuola, tutti 9 al liceo classico, laurea con tesi sulla democrazia nella Repubblica romana (110 e lode) e un eloquio che astutamente scende di livello, nella scalcagnata democrazia di oggi, fino a fargli dire: «Sì, ho manifestato spesso in mutande e lo rivendico. Per denunciare la truffa Lehman Brothers abbiamo portato alla Consob una merda d’ artista messa in un barattolo da una risparmiatrice. Puttanate? Mica tanto. In Italia senza eco mediatica non ti s’ inchiappetta nessuno». Vincente, dal suo punto di vista, Rienzi sicuramente lo è stato. Questo arruffapopolo che iniziò la carriera nella sinistra extraparlamentare con «Soccorso rosso», diventato famoso pagando le bollette a metà sotto le insegne del Coordinamento autoriduttori Sip, e poi asceso alle prime pagine attraverso migliaia di comunicati in nome dei consumatori, di carriera ne ha fatta, eccome. Tanto da sfiorare nel 2004 l’ ingresso nell’ Europarlamento («presi l’ 1,1%, che colpo!», ma lo accusarono di aver raccolto firme fasulle) e fino a diventare, oggi, una presenza fissa a Unomattina Weekend. «Rienzi l’ ultimo dei tribuni» (ma Wagner l’ immaginò come una grande opera tragica…), anche grazie alla formidabile ipertrofia dell’ io che l’ ha portato a scriversi un curriculum di 11 cartelle tutto in prima persona, è un uomo appagato: «Vuol sapere quanto guadagno? Nel 2009, 349 mila euro». Cosa? «Sì, ma sia chiaro: è tutto frutto del mio studio legale specializzato in diritto scolastico». Suvvia, ammetta: qualche consumatore sarà diventato suo cliente… «Alt – qui cambia tono – stia attento, io sono uno che querela». Lo so, per carità… «Dunque scriva: io dal Codacons non ricevo redditi. É una passione, un’ attività in perdita: le assicuro che sono solo rogne. Ro-gne: chiaro?». Tra le più recenti di cui si è occupato, la vittoria contestata a Sanremo («Se induci la gente a spendere un euro per il televoto, ma già sai che c’ è chi ne caccia 50 mila, si chiama truffa») e lo scandalo Telecom-Fastweb («Andatevi a vedere il nostro esposto del 2007»). Ora nel mirino è finito il ministro Tremonti: «Ti credo! Con uno dei suoi giochi di finanza creativa ha fatto sparire i contributi per le associazioni consumatori, che prima ci venivano dalla sanzioni Antitrust». Molti soldi? «Per il Codacons erano 800 mila euro l’ anno. Nel 2009, invece, zero. Ci ha messi in mutande». Aridanghete!, ma allora è una fissazione: lei denunciò anche Anna Oxa perché mostrava gli slip a Sanremo! «Sì, ma stavolta faremo una manifestazione diversa: stiamo pensando di sdraiarci davanti Palazzo Chigi». Nudi? «Ma no, vestiti, non si preoccupi…».

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