31 Gennaio 2020

Psicosi da contagio per il coronavirus Mascherine a ruba

le farmacie hanno esaurito i prodotti negli scaffali fontanesi: «prima ne chiedevano una in un mese in questo periodo arrivano fino a cento al giorno»
Ora le mascherine anti-batteriche si trovano solo in ospedale. In pronto soccorso gli scaffali ne sono pieni a centinaia. E, comunque, da sempre, prima che scoccasse l’ allerta per il coronavirus che viene dalla Cina, l’ ordine del primario Francesco Corà è di farle indossare a chiunque arrivi in ospedale con sintomi di affezioni respiratorie per evitare il contagio delle malattie potenzialmente trasmissibili per via aerea. Di mascherine, quelle che iniziarono a essere indossate nel 1918 per proteggersi dai germi della pandemia “spagnola”, ne sono forniti a sufficienza anche gli altri reparti del San Bortolo. E, proprio due giorni fa, la farmacia dell’ Ulss, per ogni evenienza, ha fatto partire un altro, cospicuo ordine di acquisto. Per il resto sono come l’ Araba Fenice. Tutti le cercano, nessuno le trova, e la domanda aumenta in misura esponenziale, tanto da far temere mercato nero, speculazione e prezzi alle stelle con ricarico esagerato rispetto ai listini ante allerta-Coronavirus, come già si può vedere sul web e come denuncia il Codacons, l’ associazione dei consumatori. Scomparse dalla circolazione, in città e in provincia, le mascherine protettive usa e getta. Le farmacie, negli ultimi giorni, hanno venduto le poche che restavano. Gente in fila, ma la risposta è sempre la stessa: «Non ne abbiamo, e per il momento è impossibile farne arrivare». I grossisti intermedi hanno esaurito le scorte. E le aziende fornitrici non sanno dove trovarle anche perché si tratta di prodotti di importazione, e il primo paese produttore di mascherine è proprio la Cina che con i suoi quasi un miliardo e 400 milioni di abitanti sa in questo momento dove piazzarli. Un paradosso, fra l’ altro. «Me ne è capitata in mano una con l’ etichetta made in Wuhan», segnala il presidente di Federfarma Veneto Alberto Fontanesi. Ma attenzione: questa particolare “carestia”, figlia di psicosi generalizzata e inarrestabile, non è un fenomeno solo vicentino. Le mascherine anti-virus sono irreperibili quasi dappertutto. In Italia e all’ estero. «Prima se ne chiedeva una in un mese. In questo periodo ne sono andate via cento al giorno, e gli stock si sono esauriti rapidamente», spiega Fontanesi. La stessa cosa conferma Nico Cappellotto, farmacista in città: «C’ è una domanda fuori del normale. La gente entra e chiede mascherine. Come un pellegrinaggio a Lourdes». Le richieste appaiono pure nel forum del sito di Federfarma. Il tam-tam cresce di ora in ora. La stessa cosa si registra fuori Vicenza. «Per mesi – dice Enrico Traballi, farmacia in provincia – abbiamo tenuto un paio di confezioni da 50 mascherine ciascuna senza venderne neppure una. Un paio di settimane fa è iniziato l’ accaparramento. L’ ultima è stata acquistata una settimana fa. E in giro i magazzini sono vuoti». Insomma, in Italia, per fortuna, il coronavirus cinese non è ancora pervenuto ma l’ allarme è già diffuso e la paura dilaga senza che, spiega ancora Fontanesi, si sappia bene fino a che punto queste mascherine possano essere utili: «Ce ne sono di tutti i tipi. Quelle di cotone costano relativamente. Se ne comprano cento con 5 euro ma servono a poco. Le anti-batteriche con filtro a carbone attivo costano invece 7-8 euro ma bloccano circa il 95% delle particelle aeree, inclusi virus e batteri». In ogni caso le mascherine non sono infallibili. Non garantiscono una protezione assoluta. Difendono da uno starnuto e da un colpo di tosse, ma le particelle più piccole di saliva possono comunque superare la barriera. «Sono più utili altri accorgimenti per evitare il contagio – osserva Traballi – lavarsi spesso le mani, evitare i luoghi affollati». Un invito, questo, che pare sia stato già raccolto. Nelle farmacie, oltre alle mascherine, risulta una domanda smisurata di gel antivirali per le mani. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
franco pepe

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