30 Settembre 2009

Psico-setta, dieci rinviati a giudizio a Bari

Arkeon aveva radici in Abruzzo: è pescarese la testimone chiave Il gruppo avrebbe truffato in Italia migliaia di persone

 
PESCARA. Violenze, conti svuotati, pseudo-trattamenti terapeutici a sfondo sessuale. Con accuse pesantissime andranno alla sbarra il 20 gennaio 2010 i maestri del gruppo Arkeon, la setta che in dieci anni sarebbe riuscita a raccogliere oltre 10 mila adepti in tutta Italia, mettendo radici anche in Abruzzo. Da Pescara è partita la testimonianza-chiave, quella della donna che ha deciso di ribellarsi e che ha fatto scattare l’inchiesta arrivata ieri alla svolta. Il gup del tribunale di Bari Marco Guida ha rinviato a giudizio dieci delle undici persone indagate per i reati di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata, maltrattamenti di minori e incapacità procurata da violenza. Secondo il pm Francesco Bretone, a capo dell’associazione c’era Vito Carlo Moccia, di 57 anni, di Noicattaro (Bari), residente a Milano. Sarebbe stato lui a creare l’organizzazione che, tra il 1999 e il 2008, avrebbe truffato migliaia di persone: per partecipare ai seminari di Arkeon, il costo minimo si aggirava sui 260 euro, ma poteva arrivare fino a 15 mila euro. Una coppia avrebbe pagato 100 mila euro. «è un momento importante» dice Anita (il nome è di fantasia), che dopo la partecipazione a due seminari decise di denunciare il metodo Arkeon, a cui era stata avvicinata dal marito.  «Il giudice ha accettato la costituzione di parte civile di una decina di vittime, me compresa, e di tre associazioni, il Codacons, il Favis e il Cesap, il Centro studi sugli abusi psicologici, che ha creato il pool di difesa. Ora è importante che altre persone parlino».

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