Protesi difettose La Corte dei Conti indaga sui rimborsi
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fonte:
- La Stampa
le procedure mai avviate dalle asl e dalla regione
La procura della Corte dei Conti ha avviato un’ inchiesta sulla vicenda dei reimpianti delle protesi all’ anca «DePuy», risultate dannose alla salute. La magistratura contabile vuole sapere chi ha pagato il conto. O meglio, se chi ha pagato il conto (l’ Asl) ha chiesto il rimborso delle spese alla ditta costruttrice. Per questo, i carabinieri del Nas hanno ricevuto l’ incarico di ricostruire il quadro della situazione. A partire proprio dal numero di protesi acquistate. Gli accertamenti Un monitoraggio di questo tipo era già stato fatto nell’ inchiesta avviata qualche anno fa e coordinata dall’ allora pm Raffaele Guariniello. La procura aveva ricevuto segnalazioni sulla pericolosità delle protesi all’ anca prodotte fino al 2010 dalla «DePuy», del gruppo «Johnson & Johnson». In Piemonte, sembrava ne fossero state acquistate mille e 200. Cifra approssimativa. E rimasta tale. Era appena esploso il «caso». Pure il ministero della Salute aveva chiesto lumi alle Regioni, compreso il Piemonte. Su quella scia, il consigliere Mauro Laus aveva firmato un’ interrogazione per saperne di più. La risposta: gli ospedali di Torino e Provincia avevano acquistato 160 protesi, almeno 40 nel capoluogo. I rimborsi Soltanto una parte è stata impiantata. E i nomi dei malati dovevano essere inseriti in un database per valutare il problema: erano necessarie altre operazioni chirurgiche per sostituire le protesi dannose. Il ministero della Salute aveva mandato una circolare in tutt’ Italia per avere il quadro della situazione. Dal Piemonte, è arrivata soltanto una situazione aggiornata al 2013. «Le faremo sapere» è l’ unica risposta che il cronista è riuscito ad avere qualche mese fa dagli uffici del ministro Beatrice Lorenzin. Senza seguito. Gli interventi di reimpianto fatti nelle cliniche private sono stati pagati da «DePuy». Quelli nelle Asl, sono rimasti a spese dei contribuenti: nessuno ha chiesto il rimborso all’ azienda. «Avevo proposto di aiutare l’ Avvocatura regionale a ricostruire la vicenda, per poter recuperare i denari spesi dal servizio sanitario pubblico. Non mi hanno mai risposto» spiega l’ avvocato Tiziana Sorriento, legale del Codacons. E ancora: «Con altre lettere, mi ero messa a disposizione della Regione anche a titolo gratuito, per sgomberare il campo da equivoci. Non ho ricevuto risposta neanche in quelle occasioni». La procura della Corte dei Conti vuole chiarire anche questo. L’ ultimo anello della catena è rappresentato dalle Asl, che hanno di certo inserito a bilancio gli interventi di reimpianto. Dovuti, non c’ è dubbio. Come era dovere delle aziende sanitari avviare le pratiche per ottenere i rimborsi. La Regione ha approvato quei bilanci, ma non ha chiesto conto della situazione contabile legata alla «vicenda protesi». Malgrado avesse senso il contrario: in quanto referente di tutte le Asl del Piemonte, sarebbe stato più facile per la Regione centralizzare la gestione di una pratica di rimborso. E risalendo la catena, lo stesso discorso vale per il ministero. «DePuy» ha già risarcito molti malati e avviato trattative con altri. Privati. Associazioni di consumatori. Il pubblico non chiede. E l’ azienda non paga. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
claudio laugeri
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