Protesi d’anca Depuy Pazienti non tutelati
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fonte:
- Metro
Roma. Protesi che si sbriciolano, che rilasciano metalli tossici. Accade questo con le protesi “difettose” della Depuy Johnson e Johnson che la multinazionale americana ritirò dal mercato nel 2010 (ma dopo tale data nessun problema è stato riscontrato). Il Codacons ha lanciato una diffida alle Asl: avrebbero dovuto, secondo quanto disposto dal ministero della Salute, richiamare i pazienti, avvisarli, far sostituire le protesi. Ma poco o nulla è stato fatto.
«Omissione di informazioni – ci dice l’avvocato dell’associazione Alessia Stabile – Più di 200 pazienti ci hanno chiamato allarmati dopo aver letto su internet. È scandaloso che le Asl e gli ospedali tacciano sulla pericolosità di tali protesi e sull’urgenza di rimuoverle. Denunceremo alla Procura i direttori degli ospedali che, omettendo informazioni come la necessità di effettuare un esame del sangue per controllare i livelli di cromo e cobalto, tutelano se stessi da eventuali ripercussioni giudiziarie e non la salute dei pazienti. Invitiamo tutti coloro cui sono state impiantate protesi metallo-metallo a rivolgersi a noi per essere risarciti dei danni subiti in questi anni. Uno staff seguirà tutti coloro che si rivolgeranno al Codacons al fine di ottenere un risarcimento che può arrivare fino a un milione di euro». E, in più, risarcimenti possono arrivare anche dagli Usa dove l’avvocato John Eaves ha vinto delle cause contro la multinazionale. «I pazienti italiani hanno gli stessi diritti di quelli Usa». Il rappresentante per l’Europa è Michael Verhoven: [email protected]
Le indagini
Torino A maggio la procura di Torino ha aperto un fascicolo su due modelli commercializzati dalla DePuy in Italia e prodotti dalla Johnson&Johnson, che, secondo i dati raccolti, hanno avuto problemi di funzionamento e/o di tracce di metalli rilasciate nel sangue.
Indagati Cinque amministratori delegati della DePuy Italia, che si sono avvicendati negli anni ai vertici della società, sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di frode in commercio e commercializzazione di prodotti dannosi per la salute.
(Stefania Divertito)
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