14 Gennaio 2021

Produzione industriale in calo

 

 

Il peso del Covid si abbatte sull’industria del Belpaese. L’Istat certifica un crollo già scritto per i bilanci delle imprese nazionali. L’indice che misura la produzione industriale a novembre arretra infatti dell’ Un calo che si fa ancora più pesate su base annua, dove si registra un crollo del 4,2 Tutti i comparti sono in flessione. Il Codacons parla di “numeri in caduta libera”, mentre l’Unione nazionale consumatori avverte: “L’Italia è nei guai”. Che si tratti di una situazione di crisi generalizzata lo dimostra anche l’ultima nota sull’andamento dell’economia nazionale rilasciata da Istat. L’istituto di statistica segnala che le aspettative per i prossimi mesi “mantengono un elevato grado di incertezza”, anche se a dicembre la fiducia di famiglie e imprese ha registrato un miglioramento. Nelle ultime settimane del 2020 il riacutizzarsi dei contagi ha reso necessarie nuove misure di contenimento che hanno frenato la ripresa economica internazionale. Il lockdown, evidenzia l’Istat in molti casi è stato parziale, determinando “effetti eterogenei tra paesi e settori produttivi”. Se si guarda però nuovamente ai dati della produzione industriale di novembre, si registra una crescita della produzione solo per i beni intermedi (+0,2 Diminuiscono, invece, beni di consumo (-4%), l’energia (-3,6 e i beni strumentali (-0,6 Il calo è ancora più pronunciato su base annua, con le flessioni più ampie registrate nelle industrie tessili, abbiglia – mento, pelli e accessori (-26,7 nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-18,3 e nella fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati (-8,2 Vanno bene solo la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+5,9 la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (+2,9 e la fabbricazione di mezzi di trasporto (+2,3 Preoccupati i consumatori. Per il Codacons il crollo dei consumi “affossa l’industria italiana” e gli ltimi segnali negativi “si aggiungono al crollo delle vendite al dettaglio registrato a novembre”, alimentando “un clima di grande incertezza sul futuro del Paese”. Secondo l’Unc “non è tanto l’entità del calo congiunturale a preoccupare, essendo lieve, quanto il fatto che rischia di essere la classica goccia che fa traboccare il vaso, venendo dopo lo tsunami dei mesi passati”.

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