23 Gennaio 2008

Processo parmalat, niente cortei a Milano

Processo parmalat, niente cortei Milano

A Milano parte il processo contro 4 banche estere. Ma stavolta niente cortei MILANO. La marcia dei 40mila non c`è stata ieri a Milano per il processo a carico di quattro banche accusate di aggiotaggio in relazione al crack Parmalat. Non per questo, però, i risparmiatori, calati in massa quando cominciò l`udienza preliminare per il crack Parmalat hanno rinunciato a chiedere la costituzione di parte civile nel processo cominciato ieri a carico di Citigroup, Deutsche bank, Morgan Stanley e Ubs e di loro nove funzionari. Tramite i loro avvocati di richieste ne hanno depositate circa 40 mila che saranno discusse il prossimo 7 marzo. Il solo professor Carlo Federico Grosso rappresenta 32mila risparmiatori del `Comitato san Paolo` nel processo cominciato nell`ampia aula del Palazzo di giustizia di Milano. La difficoltà per i consumatori e le loro associazioni (tra queste Codacons e Adusbef) sarà quella di costituirsi contro le banche che sono indagate in base alla legge 231 del 2001 che impone alle società di costituire modelli organizzativi per prevenire gli illeciti. Mentre è pacifica la loro possibilità di costituirsi contro le nove persone fisiche, non esistono a Milano precedenti favorevoli ai risparmiatori contro le aziende. Anzi, la loro richiesta di costituzione di parte civile è stata rigettata già dal gup Cesare Tacconi durante l`udienza del troncone principale del procedimento sul crack di Collechio che vede imputati Calisto Tanzi e l`ex management di Parmalat. I legali hanno comunque depositato la trascrizione dell`intervento del pm Eugenio Fusco che aveva sollecitato l`ingresso nel processo dei consumatori contro le banche nel caso Antonventa. Anche in quel caso, però, il giudice aveva detto no, ma i consumatori confidano in due decisioni prese a Torino e a Roma. Ironia della sorte, tra chi chiede di costituirsi c`e anche una signora Maria Tanzi. Il più arrabbiato era Cesare Pavesi, 71 anni, 40 dei quali da taxista. “Una volta andare in banca era come andare in chiesa, adesso non è più cosi“, commenta, pensando ai 48mila euro, dei 78mila investiti in obbligazioni Parmalat, su consiglio della sua banca, e andati in fumo.

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