Processo Chernobyl, tutti assolti «Niente prove dell’inquinamento»
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fonte:
- Il Mattino
I terreni agricoli nei quali sarebbero stati sversati rifiuti e che rientrano nel processo Chernobyl sono inquinati o no? È la domanda irrisolta del procedimento iniziato oltre dieci anni fa e che ieri ha visto il primo grado di giudizio. Un processo a carico di 38 persone (una poi deceduta) accusate di delitti ambientali inerenti al traffico illecito di rifiuti speciali, danneggiamento aggravato, gestione illecita di rifiuti inquinanti dispersi nell’ ambiente, falsi e truffa aggravata ai danni dello stato e infine disastro ambientale. Tutti i capi d’ accusa, tranne l’ ultimo, sono andati in prescrizione. Per quanto riguardo il disastro ambientale, invece, il giudice del Tribunale di Salerno ha accolto la richiesta del pubblico ministero di assolvere gli imputati. Ieri mattina, dopo pochi minuti di camera di consiglio, è arrivata l’ assoluzione perché il «fatto non sussiste». Assolti in 37, imprenditori campani, soprattutto della provincia di Salerno. Pontecagnano, Montecorvino Rovella, Teggiano, San Pietro al Tanagro, San Rufo e Sant’ Arsenio sono i comuni interessati nel Salernitano, ovvero i paesi dove secondo l’ inchiesta erano stati sversati dei rifiuti. L’ indagine partì da Santa Maria Capua Vetere per poi essere trasferita a Salerno per motivi di competenza territoriale. Ritornando alla domanda iniziale e alla mancata risposta, questo vuoto nasce dal fatto che pur se di fronte all’ assoluzione delle persone coinvolte c’ è la «mancanza di prove» che ha portato alla decisione e soprattutto la richiesta del pm nelle udienze precedenti al Tribunale di «pressare» i Comuni interessati per effettuare i controlli sui terreni per verificarne lo «stato di salute» e quindi porre in essere le eventuali bonifiche. Da quanto emerso durante il processo, infatti, mancherebbe «un’ attendibile perizia da parte di soggetti titolati e qualificati, che attesta la sussistenza del reato di inquinamento ambientale». «L’ assoluzione ma anche l’ iter che ha portato a questo decisione ci lascia delusi e amareggiati afferma l’ avvocato Antonello Rivellese, legale del Comune di Sala Consilina che si è costituito parte civile in quanto non sappiamo se i terreni vicino le nostre case siano inquinati o meno». Il legale mette in risalto un altro aspetto di questa vicenda quanto meno paradossale. «La stessa Arpac rivela ha chiesto che venissero effettuati i carotaggi per controllare lo stato di inquinamento delle aree interessate. A distanza di oltre dieci anni non capiamo se c’ è o meno inquinamento e di che tipo di inquinamento stiamo parlando». Resta quindi l’ assoluzione perché il fatto non sussiste e l’ ovvia soddisfazione degli imputati. «Anche gli imputati rimarca Roberto de Luca, voce del Codacons Vallo di Diano meritano la verità di fronte a prescrizioni e possibile inquinamento. Siamo delusi per come siano andate le cose». Anche la Comunità montana Vallo di Diano, tutelata dall’ avvocato Nicola Senatore, aveva chiesto più accertamenti su terreni e possibile disastro ambientale, con il presidente Raffaele Accetta pronto a continuare la battaglia. E di fatti le parti civili annunciano che presenteranno appello. «Aspetteremo i 90 giorni per la consegna delle motivazioni e poi ci prepareremo per impugnare una sentenza che non dà spiegazioni su quanto avvenuto», conferma ancora una volta l’ avvocato Rivellese. Sdegno e rabbia, per ora social, di fronte alla decisione del Tribunale. Non si entra nel merito dell’ assoluzione bensì sulla domanda rimasta irrisolta: i terreni interessati dallo sversamento sono o no inquinati? © RIPRODUZIONE RISERVATA.
pasquale sorrentino
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