PREZZI: INCHIESTA PASTA; NEL MIRINO CINQUE AZIENDE BIG /ANSA
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fonte:
- Ansa
PROCURA ROMA, CARTELLO PER AUMENTARE PREZZI. PERQUISIZIONI GDF
(ANSA) – ROMA, 15 DIC – Barilla, Garofalo, Divella, De Cecco,
Amato. I big della pasta sono finiti oggi nel mirino della
Guardia di Finanza. Da Rutigliano, in provincia di Bari, sede
della Divella, a Parma dove sorgono gli stabilimenti della
Barilla. Da sud a nord, passando per Gragnano, in provincia di
Napoli dove ha sede la Garofalo e dalla provincia di Chieti dove
domina la De Cecco, le maggiori aziende produttrici dell’
alimento più amato dagli italiani, ma diventato quasi
proibitivo per il rincaro dei prezzi, sono entrate nel mirino
della Guardia di Finanza.
Le Fiamme gialle oggi hanno infatti eseguito una serie di
perquisizioni sequestrando verbali e documentazione di riunioni
anche nella sede dell’Unipi (Unione italiana industria pastai,
la "Confindustria" dei produttori della pasta) e nelle sedi
dei maggiori produttori del settore. Al centro dell’inchiesta
c’é l’aumento ingiustificato dal 2007 ad oggi, calcolato in
circa il 50 per cento del prezzo della pasta. L’indagine è
coordinata dal procuratore aggiunto di Roma Nello Rossi e dal
sostituto Stefano Pesci e l’ipotesi è quella che i big come
Barilla e altri siano stati i promotori di un "cartello" che
di fatto ha fatto aumentare i prezzi annullando la concorrenza.
La procura della capitale procede per l’ipotesi di reato
prevista dall’ articolo 501 bis del codice penale, vale a dire
manovra speculativa sul prezzo delle merci. Secondo quanto si è
appreso, vi sarebbe una persona iscritta sul registro degli
indagati, ma ben presto le persone sotto inchiesta potrebbero
aumentare di numero. Il nucleo di polizia tributaria della
Guardia di finanza di Roma ha sequestrato documenti e verbali,
anche redatti in sede di riunioni dell’associazione di
categoria, atte a dimostrare la prova della manovra speculativa
e la formazione del "cartello". Il reato prevede una pena fino
a tre anni di reclusione.
Nessun commento all’indagine da parte della Barilla, mentre la
De Cecco si è detta "serena" e ha sottolineato che i suoi
dirigenti "collaborano con la Guardia di Finanza". Massima
collaborazione è stata garantita anche da Massimo Menna,
titolare della pasta Garofalo e presidente dell’Unipi,
l’organizzazione degli industriali della pasta.
L’inchiesta era stata avviata nell’ottobre del 2007 dopo una
indagine dell’Antitrust che nel dicembre del 2007 aveva messo
sotto accusa ventinove tra i principali marchi della pasta
italiana, tra cui Barilla, De Cecco, Divella, gli stessi finiti
nel mirino delle Fiamme Gialle.
Una denuncia all’autorità giudiziaria era stata fatta da
Adoc, Adusbef, Federconsumatori e Codacons. Nell’ottobre scorso
il Tar del Lazio aveva confermato le sanzioni per 12 milioni di
euro inflitte dall’Antitrust alla fine dello scorso febbraio a
22 società alimentari e due associazioni per aver creato un
‘cartello’ per i prezzi della pasta. Le multe inflitte dall’
Antitrust variavano dai 5 milioni di euro circa (la più alta,
inflitta a Barilla) ai 1.000 euro, (la più bassa, inflitta a
Unionalimentare). Contro la decisione dell’Antitrust le aziende
hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato.
Secondo l’Autorità garante per la concorrenza, le aziende
avevano creato un’intesa restrittiva della concorrenza – tra
ottobre 2006 e marzo 2008 – per concertare gli aumenti del
prezzo di vendita della pasta secca di semola da praticare al
settore distributivo. Documentazione che è stata acquisita
dalla procura. E oggi commentando l’indagine delle Fiamme
Gialle, la Coldiretti ha affermato che il grano duro viene
pagato agli agricoltori 18 centesimi al chilo, mentre la pasta
viene venduta in media a 1,4 euro al chilo, con un ricarico del
400% considerando le rese di trasformazione. Sottolineando come
il prezzo della pasta sia rimasto pressoché stabile rispetto al
2008 e questo nonostante le quotazioni del grano siano scese del
30%.(ANSA).
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