Prezzi, dal 2 al 6% in più per pane, burro e frutta
- fonte:
- Il Messaggero
P E R U G I A I rincari energetici rischiano di prosciugare anche i bilanci delle famiglie umbre. Anche i pieni di carburanti light come Gpl e metano col nuovo anno sono cresciuti dai 15 ai 18 euro con il costo che, in alcuni casi è quasi raddoppiato. Quanto alla benzina, per il Codacons Umbria si rischia un aggravio di oltre 300 euro annui, con aumenti annui medi del 20%. Solo da gennaio a ottobre sia verde che diesel nei due capoluoghi erano cresciuti del 17%. «Temiamo per le ripercussioni che ci saranno sui prezzi al dettaglio», avverte la presidente regionale Carla Falcinelli. Aspettando i dati Istat di dicembre, in arrivo a metà mese dagli uffici statistica di Perugia e Terni, la parabola ascendente dei listini energetici iniziata a ottobre è proseguita a fine anno con il capitolo “abitazione, acqua, elettricità e combustibili” cresciuto del 4% su base mensile, del 14,5% rispetto a novembre 2020. In un mese, i costi dell’energia elettrica sono cresciuti del 22%, del 34,3% a livello annuale, ma a far tremare le tasche degli umbri sono i rincari del gas e del gasolio per riscaldamento che superano il 40 e il 34% rispetto allo scorso anno.A sostenere la stangata energetica, anche i prezzi dei carburanti. Da gennaio a ottobre, si contano aumenti fino al 17,6% per il gasolio e la benzina verde senza servizio alla pompa il cui prezzo, rispettivamente, è arrivato a 1,57 e 1,71 euro al litro. Stangata anche per i proprietari di auto a gas Gpl o metano il cui prezzo in dieci mesi è salito del 23,3 e 24,9% e nei mesi di novembre e dicembre gli aumenti sono proseguiti. Stando alle segnalazioni raccolte nel perugino,in tre mesi il pieno di gas è quasi raddoppiato e per un’utilitaria di media cilindrata è passato da 15 a 28 euro. «In un anno – osserva Carla Falcinelli, presidente del Codacons Umbria – per un pieno di benzina si spendono in media 14 euro in più rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre per un pieno diesel si calcola una spesa aggiuntiva di poco inferiore.In un anno, quindi, abbiamo considerato rincari, rispettivamente, del 20,6 e del 19,5 per cento». L’attenzione è rivolta anche ai listini dei beni di consumo. Già a novembre, a Perugia e a Terni, gli uffici comunali di statistica hanno elaborato rincari annuali dell’8,22% per oli alimentari e grassi, del 6,7% per la frutta, del 4% per pesce e prodotti ittici. A livello mensile, forti tensioni sui prezzi di ortaggi (+6%) e caffè, tè, cacao (+3,2%), ma anche per pane, burro, olio e zucchero (+2%). «Una cosa che stiamo notando aggiunge Carla Falcinelli – è la presenza di carrelli della spesa sempre meno pieni nei nostri supermercati. Le vendite al dettaglio iniziano a risentire dell’emergenza bollette cominciata a ottobre e della crescita dei prezzi che ha caratterizzato gli ultimi mesi del 2021. I rincari dei carburanti, infatti, si stanno progressivamente riverberando a caduta sui prezzi degli altri prodotti». Le previsioni buie dei consumatori confermano anche i timori di Confcommercio sulla ripresa economica,con la crescita dei consumi stimata al +5% nel 2021 considerata ancora insufficiente. L’aumento dei prezzi e la conseguente risalita del tasso d’inflazione, infatti, rischia di frenare la propensione al consumo degli umbri che non brillano certo per retribuzioni elevate. «La ripresa economica rischia di rallentare – si osserva ancora dal Codacons – considerando che l’incremento di tariffe e prezzi oltre a frenare la spesa finisce per erodere il potere d’acquisto delle famiglie, impoverendo una larga fetta di popolazione». Da qui la richiesta, da una parte di misure di sostegno dei consumi, ma anche di controlli per contrastare le speculazioni sui listini. Timori sono espressi anche dal mondo agricolo, con molte imprese strette nella morsa dei rincari subiti dai prodotti energetici e dalle materie prime. «Per costi di produzione che aumentano – si osserva da Coldiretti – non esiste compensazione dai prezzi di vendita. Se si blocca il settore primario, l’intera filiera agroalimentare rischia il collasso». I conti degli imprenditori agricoli indicano un +50% di rincari per il gasolio da autotrazione mentre gli aumenti subiti dal prezzo del gas utilizzato nei processi di produzione ha fatto schizzare verso l’alto i listini dei fertilizzanti. In tensione anche gli allevatori.«I rincari energetici pesano sempre di più nella gestione delle stalle», osserva Lucio Tabarrini, presidente regionale Federcarni.«E dopo anni di stasi anche il settore della macellazione si è visto costretto a ritoccare alcuni prezzi». Fabio Nucci
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