Presidente Codacons picchiato, si scava nella vita privata
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fonte:
- Messaggero Veneto
Gli investigatori lo sentiranno di nuovo domani Pierluigi Chiarla, il presidente provinciale del Codacons trovato venerdì mattina ferito e in stato confusionale vicino allo stadio Friuli, è ancora in ospedale. É lì che la Polizia lo ha nuovamente sentito, ieri, per cercare di fare chiarezza sulle circostanze della vicenda, descritta dallo stesso Chiarla come un sequestro di persona. Intanto, il test tossicologico sembrerebbe escludere la presenza di stupefacenti nel sangue. L’uomo aveva raccontato di essere stato drogato. Del caso, finito sul tavolo del sostituto procuratore della Repubblica, Maria Grazia Zaina, si stanno occupando gli uomini della Squadra mobile della Questura. Il lavoro investigativo è volto a cercare riscontri al racconto reso dallo stesso Chiarla. Si tratta, in altre parole, di verificare l’attendibilità della versione secondo la quale il presidente provinciale del Codacons sarebbe stato fatto salire e poi immobilizzato all’interno di un’auto sotto la propria casa da due sconosciuti, costretto dagli stessi a inghiottire diverse pastiglie e infine picchiato e abbandonato nel parcheggio del Friuli. Il tutto, sempre stando alla ricostruzione di Chiarla, a fini intimidatori: i suoi "sequestratori" lo avrebbero invitato a lasciar perdere una delle inchieste alle quali starebbe lavorando. Fin qui i fatti, così come riferiti dal diretto interessato, che sarà nuovamente sentito domani. Procura e Polizia, però, stanno facendo di più. Oltre a esaminare con la massima attenzione tutti gli elementi del racconto fornito da Chiarla, gli investigatori hanno avviato tutta una serie di accertamenti volti a scandagliarne non soltanto la vita pubblica, ma anche quella privata. Al momento, infatti, non è ancora possibile stabilire con certezza un nesso causale tra il suo incarico all’interno del Codacons e quanto capitatogli nella giornata di giovedì. Gli accertamenti, comunque, non hanno ancora dato alcun esito. L’unica novità, per ora, sarebbe rappresentata da una prima, seppure informale, risposta degli esami tossicologici: nel sangue dell’uomo non sarebbero state trovate tracce di sostanze stupefacenti. Nel ripercorrere le tappe del presunto sequestro, anche ieri Chiarla ha ribadito di essere stato costretto a inghiottire pastiglie che gli avrebbero provocato uno stato di torpore tale da impedirgli di chiamare i soccorsi con il telefonino per oltre 24 ore. L’incontro con i due sconosciuti risalirebbe all’alba di giovedì. Il giorno prima, Chiarla sarebbe stato avvicinato da uno dei due che lo avrebbe invitato a rivedersi la mattina successiva per dargli informazioni utili alla raccolta dati di cui si stava occupando. Ma l’appuntamento si sarebbe trasformato in un’imboscata: una volta salito sull’auto dello sconosciuto, Chiarla sarebbe stato immobilizzato alle spalle da un secondo uomo e poi minacciato a parole e con una serie di colpi. Ad accorgersi di lui e chiamare i soccorsi, 24 ore dopo l’episodio, è stato un passante.
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