Ponti «fragili», soldi senza obiettivo
Mai più un altro caso Morandi. Molti ponti e viadotti stradali richiedono «cure ricostituenti»o, addirittura,di essere abbattuti e realizzati ex novo. La tragedia genovese aveva riacceso i riflettori su questa tematica,ma c’era il rischio che «passata la tempesta» ci si dimenticasse di quella che è una vera e propria emergenza infrastrutturale.A tre anni di distanza dalla tragedia di Genova qualcosa si è mosso anche se in un contesto generale in cui non è ancora chiaro quali siano le opere da prendere in considerazione in via prioritaria. In linea generale sono previsti interventi anche in Puglia e Basilicata: 58 milioni di euro sono destinati in tre anni alle opere nel territorio pugliese e 25 milioni per ponti e viadotti in Basilicata.I ministri alle Infrastrutture Enrico Giovannini e all’Economia Daniele Franco hanno firmato il decreto interministeriale che ripartisce per gli anni 2021-2023 il fondo complessivo di 1,15 miliardi, risorse che erano state stanziate dal decreto legge 104 del 14 agosto 2020 e dalla legge di bilancio 2021. Il Governo Draghi prova a dare un’accelerata all’intero programma assegnando alla Puglia 17,6 milioni nell’anno in corso, 22,6 milioni nel 2022 e 17,6 milioni nel 2023. La Basilicata quest’anno riceverà 7,6 milioni, nel 2022 poco meno di 10 milioni e 7,6 milioni nel 2023. Ancora oggi, però, nessuno, come dicevamo, sa con esattezza quali sono i ponti pericolanti, dove si dovrebbe intervenire subito e dove sarebbe opportuno aumentare la manutenzione. Tre anni fa, proprio a ridosso del crollo del ponte Morandi, il Cnr lanciò l’allarmeallarme: in Italia sono oltre 10.000 i viadotti a rischio, per via dell’età del calcestruzzo armato, il materiale di gran lunga più usato per le opere civili, che dopo 50 anni inizia a degradarsi e necessita di un attento monitoraggio e costante manutenzione. «Il problema è enorme. Manca una regia di ampio respiro. Non esiste – disse il direttore dell’istituto di tecnologia PERICOLO Ferri che spuntano dal cemento: uno scenario frequente sulla rete stradale pugliese e lucana . La sede della Provincia, ad Andria delle Costruzioni del Cnr Antonio Occhiuzzi – una lista unica delle infrastrutture a rischio. La manutenzione e il controllo della stabilità dei ponti è affidata alla concessionaria o all’amministrazione titolare della strada, e ognuno fa come ritiene più opportuno, viste le risorse disponibili. A questo punto è indispensabile un piano Marshall da decine di milioni di euro che coinvolga le migliori competenze scientifiche;e ritardarne l’avvio non fa che aumentare i costi». Lo scorso anno a stilare una lista dei viadotti maggiormente a rischio fu l’associazione di consumatori Codacons. Tre interventi urgenti segnalati per la Puglia -SS16 bis viadotto, Trani; tangenziale Est di Lecce per 11 Km, altezza uscita a destra 9B (Merine-Vernole-Melendugno); ponte girevole di Taranto – e altrettanti per la Basilicata con ili vadotto «Carpineto I» di 241 me-tri sul raccordo autostradale Potenza-Sicignano (sul quale sono stati eseguiti i lavori di rifacimento), Ponte San Nicola di Palazzo San Gervasio e Viadotto Scescio a Barile, Potenza-Melfi SS 658. In attesa che si faccia chiarezza sulle opere-obiettivo, il decreto mette in guardia da ulteriori perdite di tempo. Il Governo, infatti, scrive che «qualora si rendano disponibili ulteriori risorse per la stessa finalità» si seguiranno gli stessi coefficienti di distribuzione «previa presentazione di un programma integrativo di interventi».E avverte: gli interventi finanziati sono soggetti a revoca delle risorse qualora non sia certificata, entro il 31 dicembre dell’anno successivo a quello di riferimento del programma, l’avvenuta realizzazione dei lavori.
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