Ponte, no al comitato vittime parte civile Possetti: “Delusi, ma non ci fermiamo”
- fonte:
- la Repubblica
La missione era davvero proibitiva. E infatti, nonostante gli sforzi e le speranze, le cose non sono andate come speravano i familiari di chi il 14 agosto 2018 ha perso la vita. Il Comitato parenti vittime di ponte Morandi non sarà parte civile al futuro processo sul crollo. Una richiesta dal grande significato simbolico, quasi morale, ma che da un punto di vista giuridico equivaleva a scalare l’Everest. In primis perché tutti i componenti del Comitato sono stati già risarciti singolarmente da Autostrade per l’Italia nei mesi successivi alla tragedia, eccezion fatta per Egle Possetti e i familiari di Giovanni Battiloro. Ma soprattutto perché il Comitato si è costituito, per forza di cose, dopo la tragedia,E la legge vuole che per la costituzione di parte civile un ente o un’associazione debbano esistere prima di un determinato evento. Il giudice per le udienze preliminari Daniela Faggioni, così, ha deciso di escludere il Comitato, nonostante i tentativi del legale Raffaele Caruso. Che in aula aveva portato due precedenti illustri ma eccezionali: l’Anpi, l’associazione nazionale partigiani, ammessa come parte civile nel processo per le stragi nazi — fasciste nell’appennino tosco — emiliano; la regione Toscana, nata nel 1970, ammessa nel dibattimento sull’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. Inevitabile dunque che la stessa Egle Possetti, portavoce del Comitato, mostri delusione: «Ovviamente siamo molto dispiaciuti, ma questo non rallenta di una virgola la nostra azione collegiale, agiremo nell’interesse comune anche come singoli parenti. Pensiamo però che questa norma di legge, nel caso della costituzione di comitati dei parenti costituiti ovviamente “post”, debba essere modificata perché non ha nessuna logica. È impossibile che uno si costituisca come comitato prima del reato».A parte i familiari non risarciti,i parenti delle vittime potranno comunque assistere alle udienze, ma non parteciparvi attivamente: niente “diritto di parola”, niente possibilità di interrogare gli imputati, niente consulenze tecniche di parte. Il gup Faggioni — su di lei pende il ricorso in Cassazione di quei deputati che hanno chiesto la ricusazione — ha escluso anche quasi tutte le altre associazioni che avevano chiesto di costituirsi parte civile, ovviamente per altre motivazioni rispetto a quelle che hanno escluso il Comitato. Fuori i sindacati Cgil, Cisl e Uil, esclusi anche alcuni dipendenti Amiu non presenti il giorno del crollo, così come alcuni agenti di polizia. Fuori le associazioni di consumatori– a parte Assoutenti e Codacons — e quelle dedicate alle vittime della strada: erano ben quattro. Ammessi invece tutti gli sfollati post crollo — e sono oltre il centinaio– e diverse aziende, tra cui il terminal Vte e la palestra di via Porro. Infine ammessi Regione Liguria, Comune di Genova, ministero elle Infrastrutture e anche Filse, la finanziaria della Regione. Nell’udienza di ieri il giudice ha deciso anche a chi toccherà risarcire le parti civili in caso di condanna degli imputati: naturalmente Autostrade per l’Italia e la società gemella Spea, ma anche il Ministero delle Infrastrutture e Anas (alcuni imputati ne erano dipendenti). Decisamente sui generis, quindi, la posizione del ministero: da un lato è parte civile, dall’altro responsabile civile, da un lato potrà ottenere risarcimenti, dall’altro rischierà di mettere mano al portafoglio. Infine il gup ha fissato il calendario delle prossime udienze: le date scelte rispecchiano la volontà di cercare di accelerare, dopo i diversi “stop and go” degli scorsi mesi. Nella tensostruttura al quarto piano di palazzo di giustizia si tornerà il 15,16,2016,, 21, 28, 29, 30 dicembre,e poi dal 10 gennaio tutti i lunedì, martedì e mercoledì. Sul futuro dell’udienza preliminare e sul suo esito pesa però, come già ricordato, il ricorso in Cassazione sulla ricusazione del giudice, che già si era “occupato” di alcuni imputati — tra i quali l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci — nell’indagine sulle barriere anti-rumore di Autostrade pericolose e fuori norma. In caso di accoglimento da parte della Suprema Corte si rischia di tornare indietro, anche se la giurisprudenza sul tema non è uniforme.
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