Polemiche dopo la strage sulle Alpi: «Gita da non fare»
-
fonte:
- Giornale di Brescia
sei le vittime italiane della «tempesta perfetta» la autorità svizzere aprono un fascicolo
BOLZANO. Alla partenza dalla Cabane des Dix, lunedì mattina, il sole splendeva ancora, ma nel giro di poche ore le Alpi svizzere sarebbero state travolte da una tempesta perfetta, nella quale sono morti assiderati sette membri di un gruppo di scialpinisti italiani. La dinamica. Si tratta di uno degli incidenti più gravi nella storia dell’ alpinismo europeo. «Hanno cambiato percorso nella speranza di raggiungere il rifugio de Vignettes ancora con il bel tempo, ma a 500 metri dalla meta sono rimasti bloccati dal maltempo», racconta Giovanni Paolucci, fratello di Betti, una delle tre vittime bolzanine. La perturbazione era preannunciata da tempo e così la guida alpina Mario Casti glioni ha optato per una tappa più breve. «Ottocento metri di dislivello in salita e mille in discesa non sono davvero tanti», conferma Giovanni Paolucci che come la sorella è uno scialpinista esperto. «Il problema- aggiunge- è stato però la quota, visto che il punto massimo si trovava a 3.800 metri, che mi sembra un po’ tanto». Non usa mezzi termini Tommaso Piccioli, l’ unico italiano sopravvissuto: «Era una gita difficile non da fare in una giornata dove alle 10 sarebbe iniziato il bruttotem po non era neanche da pensarci», dice. Inoltre, aggiunge, il gps della guida alpina non sarebbe stato adeguato. Le vittime. Il gruppo è così rimasto senza guida. Nelle lunghe ore di attesa dell’ arrivo dei soccorsi lentamente sono svanite le forze. Non sono sopravvissuti oltre a Betti Paolucci, la coppia bolzanina Marcello Alberti e Gabriella Bernardi, come anche Kalina Damyanova, la moglie bulgara della guida alpina, mentre la sesta vittima è un comasco, Andrea Grigioni, 45 anni, di Lurate Caccivio, che lavorava come infermiere in Svizzera. Ieri pomeriggio è deceduta anche una 42enne di Parma, Francesca Von Felten. L’ inchiesta. L’ inchiesta delle autorità svizzere «è ancora in corso» e per ora non vi sono ipotesi di reato: «è stato semplicemente aperto un fascicolo per determinare le circostanze dei decessi», informa Nicolas Dubuis, procuratore generale del Cantone Valle se. Il Codacons, intanto, ha chiesto in un esposto alla procura di Roma di «indagare alla luce della possibile fattispecie di concorso in omicidio colposo plurimo». L’ inchiesta. L’ inchiesta delle autorità svizzere «è ancora in corso» e per ora non vi sono ipotesi di reato: «è stato semplicemente aperto un fascicolo per determinare le circostanze dei decessi», informa Nicolas Dubuis, procuratore generale del Cantone Valle se. Il Codacons, intanto, ha chiesto in un esposto alla procura di Roma di «indagare alla luce della possibile fattispecie di concorso in omicidio colposo plurimo». Sulle Alpi bellunesi. Intanto ieri si è consumata una nuova tragedia, questa volta sulle Alpi bellunesi. Due giovani scialpinisti del Soccorso alpino hanno perso la vita sull’ Antelao. Si chiamavano Enrico Frescura, 30 anni, del Soccorso alpino di Pieve di Cadore, e Alessandro Marengon, 28, del Soccorso alpino del Centro Cadore, tutti e due di Domegge di Cadore. //
-
Sezioni:
- Rassegna Stampa
-
Aree Tematiche:
- VARIE
-
Tags: alpi, Procura di Roma, scialpinisti