12 Novembre 2012

«Piglio un botto di soldi sottobanco»

«Piglio un botto di soldi sottobanco»

Sperimentazioni non autorizzate su centinaia di pazienti ignari, su cui venivano impiantati dispositivi scadenti. E apparenti donazioni da parte delle aziende produttrici di questi materiali all’ équipe dei medici impegnati negli interventi, che per evitare guai futuri non si sarebbero fatti scrupolo di azzerare le cartelle di chi veniva operato. È inquietante l’ insieme di pratiche cliniche scoperchiate con l’ indagine “Camici sporchi” condotta dal Nas di Parma e che ha portato all’ arresto di nove cardiologi impegnati nel periodo 2009-2011 al Policlinico di Modena. In carcere in Emilia è finito solo Giuseppe Sangiorgi, ex responsabile della struttura di Emodinamica del reparto di Cardiologia e ora in servizio al Casilino di Roma. Domiciliari, invece, per gli altri otto specialisti tra cui la professoressa Maria Grazia Modena, ex primario della Cardiologia. L’ indagine è partita dagli esposti dell’ associazione “Amici del Cuore” e del Codacons, che nei primi mesi del 2011 avevano segnalato dubbi sulle pratiche cliniche «azzardate» cui erano stati sottoposti dei pazienti. «Sono soldini, facendo una cosa e n’ altra, arrivo a portà cinquemila euro a casa, capito? Senza spremermi tanto piglio i soldi sotto banco, un bordello di soldi, li fatturo a una onlus perché porto avanti studi clinici e c’ ho le aziende che mi propongono contratti». Così il 16 giugno 2011 il dottor Alessandro Aprile raccontava a un amico. Al telefono. All’ epoca Aprile stava seguendo il master di cardiologia a Modena, oggi è tra i nove medici arrestati con un lungo elenco di accuse (dall’ associazione per delinquere alla truffa). E da diversi mesi è in servizio all’ ospedale di Pieve di Coriano. L’ inchiesta è quella sui “Camici sporchi” condotta dai Nas di Parma, che hanno messo sotto la lente il reparto di cardiologia del Policlinico di Modena dal 2009 al 2011. Quando, di soldini, pare ne girassero tanti se in tre anni le ditte private italiane ed estere del biomedicale hanno versato qualcosa come un milione di euro nelle tasche dei medici. In cambio di cosa? Dell’ utilizzo dei loro dispositivi sui pazienti (alla stregua di cavie inconsapevoli), con relativa pubblicità negli articoli scientifici scritti dai medici su riviste specializzate. Ad aggravare la posizione degli arrestati sono le intercettazioni telefoniche, che stanno costringendo i legali a un superlavoro per definire la strategia difensiva in vista degli interrogatori di garanzia. Missione difficile. Dalle telefonate, infatti, emerge anche il fastidio per le resistenza opposte da alcuni malati. Lo stesso Giuseppe Sangiorgi, l’ unico dei nove arrestati ad essere finito in carcere, già responsabile della struttura di Emodinamica del reparto di cardiologia e ora in servizio al Casilino di Roma, l’ 11 luglio 2011 si lamentava con un collega di Napoli: «Mi dicono perché mi devo cateterizzare? E tutte ste puttanate qua… Siamo riusciti a fare sette casi… Si sono fatti cateterizzare». E due giorni dopo il medico Luigi Politi, 34 anni, ai domiciliari come gli altri medici, dimostrava di essere più furbo: «Aspetto di beccare un paziente che ha già il catetere – raccontava a Sangiorgi – e poi vado di nascosto a prendergli il piscio. Ho anche detto ai ragazzi di cui mi posso fidare quando vedete uno con un catetere mi fate uno squillo, segnali di fumo». Già perché in corsia non tutti erano alleati, o complici di questo meccanismo. C’ erano anche quelli di cui non ci si poteva fidare, quelli che era meglio evitare. Come i dottori Sgura e Rossi, sentiti dai magistrati nella scorsa primavera, dopo la denuncia dell’ associazione “Amici del cuore” e lo scandalo che ne seguì. «A parte i pazienti, perché quella è un’ altra cosa, qui è un indagine su corruzione, cioè capisci perché le due m…e hanno detto che io prendevo soldi dalle aziende» si sfogava Sangiorgi con un collega di Firenze. Difesa a ostacoli, adesso che gli arrestati saranno chiamati a rispondere anche di queste intercettazioni. Scorrendo gli atti pare che le posizioni più difficili siano proprio quelle di Sangiorgi e della professoressa Maria Grazia Modena, direttrice di Cardiologia.

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