22 Marzo 2017

Più facile immolare la Perego

Più facile immolare la Perego

Mentre la politica sembra addormentata e assente tra i raduni moralistici e sentimentali di Mattarella e le tisane dolciastre e tranquillanti di Gentiloni, fortunatamente la Rai-Tv tiene alta l’ attenzione per i dibattiti e gli scandali della nostra vita associata. Lo ha fatto con una trasmissione su Rai1, dedicata alle donne dell’ Est, che sarebbero preferite dagli italiani per alcune qualità ormai perdute da quelle dell’ Ovest: 1. anche dopo il parto hanno un corpo marmoreo; 2. sempre sexy; 3. perdonano il tradimento; 4. lasciano che l’ uomo comandi; 5. casalinghe perfette; 6. non frignano e non si appiccicano. Anche gli italiani, dunque, «preferiscono le bionde», purché abbiano il «fascino slavo»: dall’ oriente le donne. Nel medioevo si diceva che «la luce viene dall’ oriente» (ex oriente lux). Una frase che piace a papa Francesco, che l’ ha ripetuta e completata nel suo viaggio di ritorno dal Brasile: «Dall’ oriente la luce, dall’ occidente il lusso (ex occidente luxus), che tante volte ci fa perdere l’ orizzonte». Come la maggior parte dei talk show televisivi, anche la trasmissione Parliamone sabato di Paola Perego rimaneva nel superficiale e nel banale. Non senza contorni grossolani e volgari. Ma ora è stata cancellata. Tutti, politici e giornalisti, dirigenti e commissari sono stati concordi: ha offeso le donne, va cacciata. Sono convinto che la Rai non perde poi tanto, ma il vero problema non è questo. Un giornalista televisivo, come qualunque altro, deve prima informare, poi giudicare. Le domande da porre erano dunque: ma le donne dell’ Est hanno veramente quelle qualità, che all’ Ovest sono andate almeno in parte perdute, anche se spesso sostituite con altre qualità positive? E gli italiani sempre più numerosi che le sposano non amano proprio queste qualità tradizionali? Se le cose di fatto sono così, dirle non significa condividerle, ma solo informare e far riflettere. Invece è scattata l’ inquisizione e l’ anatema. Come è naturale in una istituzione che non è, come si vanta, né pubblica né dei cittadini, che possono solo pagare il canone, ma esclusivamente dei partiti, che non ne sono soltanto i controllori, ma anche gli artefici. La «Commissione parlamentare» oltre che di «controllo» è anche di «indirizzo generale»; essa sceglie sette membri su nove del Consiglio di amministrazione e ratifica gli altri due, presidente e direttore generale. Una vera «cosa nostra» al servizio della casta. Ne deriva il ruolo totalitario, a metà tra il catechismo e la scomunica, della RaiTv, della sua cultura monocorde e obbligatoria. Peraltro profetizzati così bene da George Orwell nel suo romanzo distopico 1984: il Ministero della verità (Miniver) fa prevalere l’ ideologia dominante del socialismo inglese (Hingsoc), basata sul bipensiero e la neolingua. Anche se l’ Italia non è certo uno stato totalitario, la RaiTv è il regno del conformismo e del luogo comune, del pensiero unico e spesso del niente, dei cliché obbligatori e indiscutibili, come dei luoghi comuni ripetuti sino al neurodelirio. Ciò non significa che nella RaiTv non siano presenti anche trasmissioni di buon livello, nell’ intrattenimento, nella divulgazione culturale, nello sport, nel turismo, nella pubblicizzazione delle notizie. Ma la cancellazione di una trasmissione, anche se scadente per «leso femminismo» riporta alla memoria episodi del socialismo reale. Il nostro momento politico è di rissa sfrenata tra i partiti. I quali tuttavia hanno ritrovato l’ unanimità contro la Perego: tutti indignati, tutti concordi nella condanna, come lo sono quando in aula si crescono gli emolumenti. Le dichiarazioni sdegnate e tartufesche di Campo dell’ Orto, Monica Maggioni e Laura Boldrini e di tanti altri parvenu d’ apparato, che hanno usato i termini ormai inflazionati e incomprensibili di sessismo e razzismo, appartengono alla stanco e inascoltato bla-bla quotidiano dei padroni della RaiTv. E se, invece, fossero nel giusto i telespettatori con i loro tweet umoristici? o il Codacons che ha parlato di «polemica ipocrita e insensata». Ma lo spirito del tempo non sopporta il richiamo alla vecchia (certo superata e in evoluzione) idea tradizionale della donna, mentre divulga ed esalta come conquista morale la sua riduzione a corpo e sesso indifferente e mercificato. E ciò proprio nel momento in cui tanto diminuiscono i matrimoni e le nascite, mentre crescono separazioni ed aborti. Chi esce malissimo da questo episodio è la RaiTv, che prima ha consentito, poi cancellato una trasmissione di basso livello, che non era né meglio né peggio di tante altre. Viene spontaneo di pensare che alla Bbc, che ha un’ audience enormemente più vasta, meno dipendenti e meno pagati di quelli italiani, non sarebbe capitato. C’ è chi chiede una privatizzazione dalla Rai, ma sarebbe forse un rimedio peggiore del male. La maggioranza dei paesi di forte civiltà e democrazia si reggono sopra un sistema televisivo misto, in parte statale e in parte privato (così Gran Bretagna, Usa, Canada, Francia, Germania). La RaiTv resti pure pubblica, ma non sia un feudo dei partiti. Divenga ciò che non è stata mai: un servizio pubblico.
gianfranco morra
 

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