“Per me è rinato, perdono la donna che l’ ha rapito”
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fonte:
- Alto Adige
- Corriere delle Alpi
- Gazzetta di Mantova
- Gazzetta di Modena
- Gazzetta di Reggio
- Il Centro
- Il Mattino di Padova
- il Tirreno
- La Città di Salerno
- La Nuova Ferrara
- La Nuova Sardegna
- La Nuova Venezia
- La Provincia Pavese
- La Tribuna di Treviso
- Trentino extra
NOCERA INFERIORE. «E’ come se fosse nato una seconda volta, l’ ho stretto in braccio. Ho pregato tanto. Ora perdono quella donna». Annalisa è felice, anche se stremata. Per dieci ore ha vissuto con l’ incubo della scomparsa del piccolo Luca, rapito nel primo pomeriggio di lunedì dall’ ospedale «Umberto I» di Nocera Inferiore, nel Salernitano, quattro ore dopo la sua nascita. A riconsegnarlo ai genitori, poco dopo la mezzanotte di ieri, gli uomini della Mobile e dello Sco della Polizia. A portarlo via era stata una donna, Annarita Buonocore, infermiera di 42 anni in servizio al Cardarelli di Napoli e madre di due figlie. Un diabolico piano messo in atto perché desiderava un maschio, forse dopo un aborto spontaneo che non aveva avuto il coraggio di raccontare al compagno. E anche lui, un amministrativo in servizio nello stesso ospedale dell’ amante, è stato ascoltato dagli inquirenti. «Mi sono lasciato convincere – ha spiegato. Diceva che aveva il mio nome». Ora la donna è nel carcere di Salerno, con l’ accusa di sequestro di persona. Un rapimento che ha tenuto l’ Italia con il fiato sospeso, tutti stretti intorno al dramma di questa famiglia. Fabio Cioffi, militare in servizio in Libano, era appena rientrato proprio per essere accanto alla moglie, Annalisa Fortunato, per la nascita del loro secondo figlio. Ed è stata «la grande partecipazione dei cittadini che con le loro segnalazioni hanno contribuito all’ esito positivo del caso», ha detto il procuratore capo Gianfranco Izzo. Decisivo è stato il racconto di Paolo Balestrazzi e Maria Teresa, una coppia di insegnanti nocerini, che l’ altro pomeriggio erano in ospedale in attesa di una visita, quando hanno incrociato la donna, che conoscevano, con un neonato in braccio avvolto nelle coperte. Una volta a casa, dopo le prime notizie diffuse dai telegiornali, la decisione di avvertire la polizia. Altri avevano visto l’ infermiera salire a bordo di una Smart. Così, con la citycar segnalata nella zona dell’ ospedale, le testimonianze e l’ identikit tracciato dagli specialisti della polizia è arrivata la quadratura del cerchio. Gli investigatori sono prima giunti nell’ abitazione dei genitori dell’ infermiera, dove si sono fatti consegnare una sua foto, poi l’ hanno mostrata alla mamma e alla zia che hanno riconosciuto la rapitrice. A mezzanotte venti carabinieri e poliziotti hanno fatto irruzione nell’ abitazione della donna. E’ stata lei stessa ad aprire: nella camera da letto il piccolo adagiato sul lettone con pannolini e biberon. Per i medici il neonato è stato trattato con cura. «Non presentava alterazioni della glicemia – riferiscono alla terapia neonatale dell’ Umberto I. E’ stato anche allattato direttamente dalla mamma». L’ ospedale ha avviato una verifica interna su eventuali responsabilità, anche se la dirigenza e lo stesso procuratore hanno parlato di un «reparto all’ avanguardia». Sul mancato funzionamento delle telecamere interne il Codacons ritiene che «se fossero state attivate, probabilmente si sarebbe evitato il rapimento o risolto in modo più veloce il caso». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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