5 Giugno 2013

Per le sigarette elettroniche si va verso una stretta.

Per le sigarette elettroniche si va verso una stretta.

Per le sigarette elettroniche si va verso una stretta. Dovrebbero essere vietate nei luoghi pubblici, bar, ristoranti, uffici e scuole come le classiche bionde che emettono fumo-veleno. questo il parere del Consiglio superiore di sanità, che raccomanda anche particolari precauzioni per l’ utilizzo delle e-cig da parte dei giovani, e sollecita l’ attenzione per le categorie a rischio come le donne in gravidanza. Il parere non è vincolante, è ispirato alla migliore evidenza scientifica, alla protezione delle fasce deboli e alle azioni del governo francese. stato già trasmesso al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ed è proprio dal titolare del ministero che ogni misura dovrà essere decisa. Gli esperti Css si sono avvalsi del contributo dell’ Agenzia del farmaco, delle rappresentanze delle industrie, ed hanno anche valutato le motivazioni della scelta avvenuta in Francia, dove è già operativo lo stop delle sigarette elettroniche. Secondo gli esperti del Consiglio, fumare la sigaretta elettronica è pur sempre fumare, e per questo, nel parere non vincolante, spiegano che è necessario applicare le stesse misure adottate per il tabacco. Totalmente contrari al Css i titolari dell’ Ovale, l’ azienda produttrice di e-cigs, consigliare un provvedimento che vieti l’ utilizzo senza uno straccio di studio scientifico, è incomprensibile e surreale. Ci aspettiamo che il Css raccomandi anche il divieto di utilizzo dei vaporizzatori nelle discoteche, il divieto di stare vicini ai ferri da stiro o alle pentole a pressione che ugualmente emettono vapore. Il vero nodo è la definizione, la sigaretta elettronica è un prodotto da fumo e quindi fa male? un dispositivo medico, che serve per smettere o come alternativa al tabacco? Oppure non è niente di tutto questo? La questione è dirimente: se è un prodotto da fumo vanno applicate le regole delle sigarette, cioè la vendita esclusiva in tabaccheria, i divieti pubblicitari, gli obblighi informativi. E, naturalmente arriverà la tassa dei tabacchi, cioè l’ accisa. Se si colloca invece fra dispositivi medici, allora dovrebbe essere venduta nelle farmacie. In Francia il divieto è arrivato dopo la diffusione di uno studio di Bertrand Dautzenberg, un luminare della Pneumologia all’ Università Curie di Parigi: vero che la sigaretta elettronica può aiutare a smettere di fumare, ma non è sana al 100% e il suo libero uso potrebbe incitare al consumo. Soddisfazione dopo la decisione del Css è stata espressa dal Codacons che aveva inviato una diffida al ministero della Salute e a quello dello Sviluppo economico, chiedendo di analizzare i liquidi che alimentano le e-cigarettes. Una misura necessaria, spiega l’ associazione di consumatori, al fine di eliminare ogni rischio di diffusione di sostanze tossiche e/o nocive per la salute umana e per l’ ambiente. Secondo un’ indagine dell’ Istituto superiore di sanità 500.000 fumatori sono già passati abitualmente alla e-cig. Piacciono soprattutto a giovani e giovanissimi, anche perché si pensa che le sigarette elettroniche facciano meno male e possano essere utili a smettere con le biondetradizionali. (*dp*)

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