Per i sindacati non si tratta di un Volkswagen -bis Timori delle Pmi per gli investimenti in America
Ô Creano timori anche a Torino le notizie dell’ indagine che le autorità statunitensi hanno aperto sulle emissioni di alcuni motori diesel di Fca. Mentre i piccoli imprenditori dell’ Api prevedono che, in ogni caso, gli investimenti annunciati negli Usa penalizzeranno il settore industriale italiano, i sindacati italiani parlano di intervento dei poteri forti e, a eccezione della Fiom, fanno quadrato intorno all’ azienda. Il timore che un’ eventuale maxi -multa finisca per penalizzare gli investimenti è un sentimento diffuso tra i sindacati. Per il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, «le notizie sono preoccupanti, ma siamo in presenza di qualcosa di completamente diverso dalla vicenda dieselgate. Il software di Fca non occulta le emissioni». Per questo, secondo il sindacalista, «non ci sono le condizioni per ritenere il comportamento di Fca lesivo da un punto di vista della fiducia. È un fatto ascrivibile anche al cambio di presidenza Usa, con il gruppo vittima della lotta tra poteri forti». Tende a rassicurare anche il segretario della Fismic, Roberto Di Maulo: «Il caso è diverso da quello tedesco – sottolinea – perché di Fca non ha utilizzato un software che trucca le emissioni, e comunque nessun modello assemblato in Italia monta quei motori». Analoghi i toni dell’ Ugl Metalmeccanici: «Confidiamo che la vicenda delle accuse mosse dall’ Epa a Fiat Chrysler – ha detto il segretario Antonio Spera – si risolva nel migliore dei modi per le centinaia di migliaia di persone che lavorano per l’ azienda». Fuori dal coro la voce della Fiom. Per il responsabile auto, Michele De Palma, è «fondamentale» un incontro con l’ azienda per contenere la «tensione dei lavoratori». «C’ è un problema negli Usa – ha aggiunto – dove questa vicenda rischia di avere ripercussioni anche sulle vendite, ma anche in Italia per l’ ulteriore impatto sullo stabilimento di Cento (Ferrara) che produce motori per Chrysler e Jeep». C’ è anche chi, come il deputato di Sinistra Italiana Giorgio Airaudo, sostiene invece che «la querelle americana, comunque vada a finire, rischia di far pagare il conto all’ Italia, agli stabilimenti e ai lavoratori italiani». Il vice ministro dei trasporti, Riccardo Nencini, conferma che «i modelli dei veicoli Fca non sono stati oggetto di omologazione in Italia» e ricorda che il Governo «sta collaborando con la Commissione Europea». A scendere in campo sono anche campo i consumatori, con Altroconsumo che chiede chiarezza e il Codacons che presenta un esposto alla Procura di Torino per accertare “se i motori diesel siano commercializzati anche in Italia». Il pessimismo intanto si diffonde tra le Pmi. In base a un sondaggio diramato ieri dall’ Api, tra i piccoli e medi imprenditori si fa strada l’ opinione che i nuovi investimenti annunciati da Fca in America siano la conferma di un minore impegno del gruppo nella produzione in Europa. Il 77 per cento delle imprese torinesi intervistate ritiene che Fca ridurrà la sua attenzione sul territorio, mentre solamente il 23% pensa che le scelte di investimento in Europa saranno confermate. «Le opinioni dei nostri imprenditori – ha sottolineato Corrado Alberto, presidente di Api Torino – riflettono un’ attenzione ancora forte e importante su Fca che continua a essere una delle aziende di riferimento del territorio». [al.ba.]
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