17 Febbraio 2013

Pensioni giù del 33% in quindici anni

Pensioni giù del 33% in quindici anni

        

ROMA Pensionati sempre più poveri: il loro assegno ha perso, rispetto al costo della vita, un terzo del valore dalla seconda metà degli anni Novanta. Il potere d’ acquisto delle pensioni è infatti in caduta libera: in 15 anni (dal 1996 al 2011) è diminuito del 33%. L’ allarme arriva dallo Spi-Cgil, che parla di un «crollo vertiginoso», senza contare l’ effetto, ancora più negativo, che le pensioni devono scontare a causa del blocco della rivalutazione annuale introdotto con la riforma Fornero sulle pensioni superiori a tre volte il minimo (circa 1.400 euro lordi al mese) per il 2012-2013. E che, in termini di assegno, ha già tolto – secondo le stime dello stesso sindacato – mediamente 1.135 euro nel biennio in questione a 6 milioni di pensionati. Il cui effetto in termini di potere d’ acquisto deve essere ancora calcolato. Mentre, come se non bastasse prosegue lo Spi, tasse e tariffe – dall’ Imu alle bollette di luce e gas – aumentano sempre più: nel 2013 saranno «alle stelle» e incideranno sui pensionati italiani per una spesa media totale di 2.064 euro a testa, ossia il 20% in più rispetto al 2012. In Italia, attacca il segretario generale dei pensionati della Cgil, Carla Cantone, «la patrimoniale c’ è ed è quella che grava sui pensionati, che più di tutti stanno pagando il conto della crisi». E in vista delle elezioni incalza: «Sarebbe bene che il prossimo governo la facesse pagare ai ricchi, che invece poco o nulla stanno contribuendo alle sorti del Paese». Per Stefano Fassina del Pd, i dati confermano che, «oltre al lavoro, la condizione di milioni di pensionati evidenzia una grave emergenza sociale del nostro Paese». Sempre in questi 15 anni il valore di una pensione media è sceso del 5,1%. Se la perdita nel periodo 1996-2011 risulta, dunque, già pesante, non è in fase di arresto. Anzi, i dati sul potere d’ acquisto delle pensioni sono destinati a peggiorare – incalza lo Spi-Cgil – per effetto del blocco della rivalutazione annuale della riforma Fornero. Ad oggi, un pensionato con un assegno di circa 1.200 euro netti ha perso 28 euro al mese nel 2012 e nel 2013 ne perderà 60, mentre chi percepisce una pensione di circa 1.400 euro netti ha perso 37 euro al mese nel 2012 e ne perderà 78 nel 2013. Per il Codacons «la priorità del prossimo Governo» deve essere «un disegno di legge “salva ceto medio” che blocchi l’ aumento dell’ Iva di luglio e sblocchi la rivalutazione degli stipendi dei dipendenti pubblici e delle pensioni sotto la soglia di 55.000 euro all’ anno, compensando il mancato gettito con un contributo straordinario di solidarietà del 5% per chi guadagna oltre 90.000 euro all’ anno.

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