18 Gennaio 2011

Parmalat, il pm chiede pene dure per le banche

MILANO La Procura di Milano chiede la condanna dei manager e delle banche Morgan Stanley, Bank of America, Citigroup e Deutsche Bank, imputate nell’ ambito del processo sul crac Parmalat, in relazione al reato di aggiotaggio, in virtù della legge 231 sulla responsabilità degli enti giuridici, per il ruolo che hanno avuto nella vicenda. In particolare, il pubblico ministero ha chiesto alle quattro banche confische per quasi 120 milioni di euro, oltrechè una sanzione di 900 mila euro per ognuna di esse. Più da vicino a Citigroup è stata chiesta una confisca di 70 milioni di euro, a Bofa di 30 milioni, a Morgan Stanley di 5,9 milioni e a Deutsche Bank di 14 milioni. Inoltre, il Pm Eugenio Fusco, che ha sostenuto l’ accusa assieme al magistrato Carlo Nocerino e al procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco, ha chiesto condanne che vanno da un anno a un anno e 4 mesi, con la concessione delle attenuanti generiche perchè incensurati, per i manager coinvolti nella vicenda del crac Parmalat: si tratta di Carlo Pagliani, Paolo Basso (entrambi di Morgan Stanley), Marco Pracca, Tommaso Zibordi (Deutsche Bank) e Paolo Botta (di Citibank). E’ stato chiesto invece il non doversi procedere, perchè il reato è estinto per prescrizione, per Giaime Cardi (Credit Suisse). Il processo era stato aperto nel gennaio del 2008, mentre l’ inchiesta – che a Milano rappresenta il secondo filone sul caso Parmalat – era stata chiusa nel maggio del 2005. Parte civile sono circa 40 mila risparmiatori Parmalat, di cui oltre 30 mila rappresentati da Carlo Federico Grosso, che difende gli ex obbligazionisti Parmalat del gruppo bancario San Paolo Imi. A commentare la richiesta del Pm è stata per prima Citi Bank, che in una nota «ribadisce la propria convinzione che le accuse prospettate siano totalmente infondate». La banca Usa «è convinta» infatti «che la discussione dimostrerà la totale estraneita» dell’ istituto «ai fatti contestati e che Citi fu parte offesa della più grave bancarotta fraudolenta della storia italiana». Anche Deutsche Bank di è detta convinta che il seguito del processo dimostrerà la propria correttezza e quella dei propri dipendenti. A chiosare sulla vicenda anche il mondo politico e dei consumatori. Mentre il vicepresidente vicario dei deputati della Lega Nord, Luciano Dussin, ha auspicato che si fatta piena luce con «la truffa» Parmalat, sottolinenando che «occorre andare fino in fondo per accertare tutte le responsabilità e a tutti i livelli», il presidente del Codacons Carlo Rienzi si è augurato che, «in caso di accoglimento della richiesta del Pm, i soldi confiscati» vadano «ai risparmiatori coinvolti nello scandalo».
 

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