18 Maggio 2011

Parmalat dice no a Lactalis

Parmalat dice no a Lactalis
 

Poche righe per comunicare in sintesi l’ esito del consiglio che ieri doveva valutare l’ Opa annunciata da Lactalis su Parmalat : "Il consiglio di amministrazione ha ritenuto, all’ unanimità, anche considerata l’ analisi svolta dall’ advisor finanziario Goldman Sachs International, che il corrispettivo offerto non rappresenti il valore del capitale economico di Parmalat nel contesto di un’ operazione di presa di controllo". Non è ancora tutto: la valutazione sarà dettagliata più compiutamente in una nuova comunicazione che, previo vaglio della Consob, dovrà essere diffusa sul mercato entro domenica prossima, prima cioè della partenza dell’ Opa, in programma dal 23 maggio all’ 8 luglio. Secondo quanto raccolto dall’ agenzia Radiocor (gruppo Il Sole-24 Ore), nella documentazione presentata nel cda sarebbero state espresse perplessità sull’ operazione che potrebbe indebolire Collecchio, così come il conferimento delle attività nel latte di Francia e Spagna focalizzerebbe Parmalat su mercati maturi anzichè su quelli emergentia più alto margine. I vantaggi dell’ aggregazione sarebbero da ricercare nella complementarietà geografica e nelle sinergie commerciali piuttosto che in sinergie produttive. Ma in generale si mette in guardia, nell’ ottica di unione con Lactalis, sulla capacità di generazione di cassa del gruppo italiano che potrebbe configurare difficoltà su investiment industriali, remunerazione degli azionisti, capacità di rimborso dell’ indebitamento e ulteriori sviluppi per linee esterne.Dal punto di vista pratico, non cambia però nulla perchè la delibera del board di Collecchio è da interpretare come un’ indicazione agli azionisti.Sotto il profilo "estetico" è un dato di fatto che qualcuno sia stato trattato meglio degli altri: è vero che 2,6 euro è pari al costo medio della formazione del pacchetto del 28,9% già in mano a Lactalis, ma è altrettanto vero che a Skagen, MacKenzie e Zenit era stato riconosciuto un corrispettivo unitario di 2,8 euro per il loro 15,3%. Legalmente però non c’ è l’ obbligo di adeguare l’ offerta al prezzo più alto pagato, dal momento che l’ Opa è volontaria, nè i francesi sono interessati a farlo.Tuttavia è lo stesso prospetto presentato da Lactalis a mettere la pulce nell’ orecchio sulla congruità del prezzo offerto. Nel documento è stato infatti proposto un raffronto con i premi pagati in analoghe offerte: tutti più alti sui diversi periodi temporali a eccezione del confronto rispetto all’ arco dei 12 mesi precedenti. Rispetto alle quotazioni della vigilia, cioè, il premio implicito nell’ offerta Lactalis a 2,6 euro è quantificato nel 13% contro il 13,5% di analoghe offerte, rispetto alla media a tre mesi del 10% contro il 18,3% delle altre offerte, mentre sulla media a un anno il premio implicito è 21,3% contro il 13,2% del campione di riferimento. Va ricordato però che a ottobre Parmalat viaggiava in Borsa sotto quota 1,9 euro e che solo alla vigilia di Natale, sulla scia dell’ iniziativa presa dai tre fondi esteri, le quotazioni erano salite sopra i 2 euro, raggiungendo quota 2,6 solamente dopo l’ annuncio dell’ Opa. Mentre le valutazioni degli analisti tra marzo e metà aprile, con una Parmalat in versione stand-alone, esprimevano una media di 2,37 euro con la punta di 2,8 euro della stima di Equita Sim che oggi è l’ intermediario incaricato della raccolta delle adesioni all’ Opa.Ad ogni modo, prima di salire sulla rampa di lancio l’ offerta di Lactalis dovrà superare ancora un ultimo scoglio. E’ prevista per oggi infatti la pronuncia del Tar del Lazio sull’ esposto presentato da Codacons e dall’ Associazione Utenti Servizi finanziari, bancari e assicurativi che avevano chiesto la sospensione dell’ Opa sulla base di presunte violazioni del Tuf. Al tempo stesso sempre il Codacons ha inviato un esposto al Pm di Milano Francesco Greco, chiedendo il sequestro del provvedimento col quale la Consob ha autorizzato l’ Opa di Lactalis. RIPRODUZIONE RISERVATA.

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