27 Aprile 2011

Parma au lait

Parma au lait
 

Lo straniero passa, e senza chiedere permesso al governo italiano ma seguendo le regole del libero mercato che a parole tanto piacciono anche a Roma. Lactalis, colosso francese di dimensioni europee del settore alimentare, ha lanciato un’ Offerta pubblica di acquisto (Opa) per l’ intero capitale di Parmalat al prezzo di 2,60 euro per azione. Brindisi (con champagne) in borsa come non se ve vedevano da tempo e anteprima economico a sorpresa della conferenza stampa congiunta di Nicolas Sarkozy e Silvio Berlusconi. Il primo informato in anticipo dall’ azienda, il secondo informato a cose fatte per le quali è stato necessario fare buon viso a cattivo gioco: «Non è un’ Opa ostile, ma singolare», ha detto Berlusconi, concedendosi a un giro di valzer con il presidente francese e auspicando che «grandi gruppi franco-italiani e italo-francesi possano stare insieme nella competizione globale». Non significa niente, ma è pur sempre una risposta meno imbarazzante del silenzio. Non finirà tuttavia a tarallucci a latte, come da prima rappresentazione formale. Lactalis ha spiegato la sua mossa, più che corretta dopo aver rastrellato sul mercato un mese fa il 29% delle azioni di Parmalat e aver fatto capire di essere pronta a un’ Opa, in base sia alla ovvia necessità di voler rafforzare il proprio business attraverso una integrazione, sia a seguito del «mutato quadro normativo e della possibile evoluzione dell’ assetto azionario di Parmalat». Se Berlusconi dice che tutto va bene, Lactalis ha accelerato per aggirare la linea Maginot del decreto Tremonti anti-scalate. Non ancora operativo e messo in piedi in fretta e furia dal ministro dell’ Economia per salvaguardare l’ italianità di quelle aziende considerate «strategiche». Latticini di Parmalat compresi. Ma quanto sarà contento Tremonti di questa beffa, mandato prima a esporsi e poi costretto a sentire le parole al miele di Berlusconi sulla «concorrenza libera»? Non si può escludere che il caso possa dare il via a nuove fibrillazioni nel governo, dopo i recenti attacchi a Tremonti di alcuni ministri e del quotidiano in mano alla famiglia Berlusconi. Di certo, il capo del governo annaspa, finendo sotto facile accusa da parte di Pd e Udc e non avendo per ora in mano altre carte. In conferenza stampa, il presidente del consiglio ha evocato infatti una soluzione pasticciata, una non meglio precisata alleanza, seguito da Sarkozy: «Siamo costretti a trovare una soluzione». Ma Parmalat si può pronunciare sempre più Parmaaulait. L’ affondo di Lactalis indebolisce ulteriormente i paladini dell’ italianità chiamati a raccolta da Tremonti. Dalla Cassa Depositi e Prestiti a Banca Intesa SanPaolo, da Mediobanca e a Bnl, tutti erano stati impegnati per Parmalat sul modello di quanto avvenuto con l’ Alitalia, strappata dalla mani di Air France per le stesse ragioni sbandierate sull’ azienda di Collecchio (ma la compagnia aerea ha già uno slot prenotato nel 2013 per passare ai francesi). E siccome i banchieri non sanno nulla di latte e derivati (caseari), avevano cercato e trovato in Granarolo il partner industriale. Che però si è tirato indietro, lasciando sole finanza e politica a gestire la partita. Ora assai più complicata: dopo l’ Opa di Lactalis, una eventuale controfferta da parte di una cordata italiana costerebbe circa 4,5 miliardi, tanti e necessari per coprire il cento per cento del capitale. E c’ è solo una settimana per decidere, in attesa dell’ assemblea del 28 giugno in cui si rinnoverà il consiglio di amministrazione. I francesi hanno messo le mani avanti, sostenendo che Parmalat resterebbe comunque quotata a Milano e con sede legale in Italia. I sindacati hanno chiesto che, in ogni caso, ci siano «chiari ed efficaci progetti di sviluppo del gruppo, dal mantenimento della stabilità occupazionale e dalla tutela della filiera italiana del latte». Il presidente della Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi ha chiesto garanzie per il lavoro e certezze per gli allevatori, mentre l’ associazione dei consumatori del Codacons dice sì all’ acquisto di Parmalat da parte di Lactalis, a patto però che il gruppo si impegni a rimborsare i risparmiatori italiani coinvolti nel crac di Collecchio. In borsa, il titolo Parmalat ieri mattina è volato di quasi l’ 11%, con scambi del 7,7% del capitale e permettendo a Piazzaffari di chiudere trionfalmente a +10%. Una giornata particolare. 7,7%

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