Pacchetto di 15 giorni di sciopero
-
fonte:
- Il Giorno
VARESE PAOLO Longo, presidente provinciale della Faib (Federazione autonoma italiana benzinai) ha il volto tirato, quando parla delle liberalizzazioni promosse dal Governo e annuncia il primo pacchetto di 15 giorni di sciopero: le pompe di benzina, self-service compresi, resteranno chiuse dalle ore 19 di martedì 6 febbraio alle 7 di venerdì 9. “Perchè qui – spiega Longo – è in gioco non solo un servizio alla collettività ma anche il lavoro di tante persone“. Che nel Varesotto sono almeno 500, suddivise per le 180 aree di servizio, di cui 30 nella sola Varese. La “lenzuolata“ di liberalizzazioni firmata dal ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, prevede in questo settore l`abbattimento dei vincoli di distanza minima tra un impianto e l`altro e, soprattutto, la possibilità di aprire distributori di carburante nelle aree dei grandi centri commerciali. SE CIÒ per il Governo (al momento è di un disegno di legge) significa “aumentare la concorrenza“ favorendo nuove occasioni di lavoro, per i gestori questa strada porterà invece alla rovina. “Oggi – sostiene Longo – il nostro settore è già un mercato libero. Con queste liberalizzazioni viene azzerato il cardine della attuale legge, la distanza minima, peraltro di soli 500 metri“. Ma il timore più grande è legato al ruolo della grande distribuzione, che potrebbe sbaragliare la concorrenza dei piccoli imprenditori abbattendo i costi. La Faib, che fa parte di Confesercenti, teme che il Governo guardi al modello francese. “Dopo che la vendita è stata aperta alla grande distribuzione – si precisa – in Francia ha chiuso il 70% degli impianti“. E questo, dicono a chiare lettere i benzinai, succederà anche in Italia. Il ministro Bersani ieri ha tuttavia smentito che la strada scelta dal Governo sia questa, dicendosi disponibile al confronto. Ma i benzinai attaccano: “Noi al netto guadagnamo un centesimo di euro al litro. Se l`obiettivo è quello di abbattere il costo della benzina, allora si intervenga sul carico fiscale, che è al 70 per cento“. I NUMERI d`altra parte suggeriscono in modo palese che lo Stato ha responsabilità nel determinare il costo del carburante. Secondo una sintesi realizzata dal Codacons, sul costo della benzina gravano ancora per esempio 1,90 lire per la guerra di Abissinia (nel 1935), 14 lire per la crisi di Suez (1956), 10 per il Vajont, altrettante per l`alluvione di Firenze del 1966, fino ad arrivare (tralasciando parecchie altre voci) a 22 lire per la missione in Bosnia nel 1996 e a 1,6 centesimi di euro per il contratto degli autoferrotranvieri del 2004. Anche su queste voci lo Stato deve intervenire per calmierare i prezzi, sostengono le associazioni dei consumatori, che comunque vedono di buon occhio “interventi normativi a tutela della concorrenza“. I benzinai intanto preparano la grande serrata. “Noi non siamo di principio contrari alle liberalizzazioni – spiega Gianni Lucchina, direttore della Confesercenti di Varese – ma non si possono fare in un settore in cui i prezzi sono sostanzialmente imposti. In questo caso si tratta di liberalizzare i licenziamenti, facendo al contempo un regalo alla grande distribuzione“. “Noi crediamo nel lavoro – aggiunge il presidente Cesare Lorenzini (a destra nella foto in alto ieri mattina con Longo) – ma non nei grandi monopoli“.
-
Sezioni:
- Rassegna Stampa
-
Aree Tematiche:
- ECONOMIA & FINANZA