Otto bonifici su banche estere, così Batman faceva girare il denaro
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fonte:
- Il Mattino
Valentina Errante Massimo Martinelli Roma. Aveva alzato le spalle da omone cercando di farsi minuscolo. Poi aveva modulato la voce più sincera del mondo per scandire che quei conti al’ estero erano necessari perchè «purtroppo» aveva ereditato alcune proprietà dal padre. E servivano per pagare le utenze. Oggi, carte alla mano, si scopre che i quattro conti correnti di Franco Fiorito altro non erano che cassaforti estere nelle quali lui dirottava ogni mese decine di migliaia di euro con lo stesso trucchetto con il quale si auto-accredittava fino a 50mila euro sui conti correnti in Italia, a Roma e Anagni. Ecco le carte che documentano come solo da marzo a luglio 2012 Franco Fiorito abbia trasferito all’ estero in maniera tracciabile, senza neanche nascondersi troppo, con una sicumera arrogante e incosciente, ben quasi 240mila euro, che si aggiungono alla cifra più o meno simile che ha accreditato nello stesso periodo sui conti italiani. E che danno la misura di quanto irrisoria possa essere la somma di 400mila euro che il suo avvocato, Carlo Taormina, ha proposto di restituire alla procura di Roma per dare dimostraziane di una sorta di ravvedimento operoso che dovrebbe allontanare lo spettro delle manette. La voracità bulimica per il denaro di Fiorito si consumava nella saletta della filiale Unicredit della Regione, in diversi giorni del mese. Prendiamo l’ aprile scorso, per esempio: ci va il giorno undici e dispone quattro bonifici in partenza dal conto del Gruppo Consiliare della Libertà, per un totale di 25mila centoquarantaquattro euro. La causale è la stessa per la quale si scaricava 50mila euro al mese sui suoi conti in Italia: l’ articolo 8 della legge 14 del ’98 che prevede il rimborso per le attività necessarie a intrattenere i rapporti con gli elettori. La legge lo fissa in 4.191 euro, lui se ne versava il doppio, per almeno sei volte al mese. Ma torniamo ad aprile. Dopo i venticinquemila euro dirottati sulla Caixabank di Avenida Diagonal a Barcellona e il Santander di Madrid il giorno undici, Fiorito torna all’ Unicredit della Pisana il giorno 19. E dispone altre quattro bonifici per un totale di altri 25.144 euro, sempre sulle stesse banche. Tirando le somme, il Batman di Anagni si autostipendiava con centomila euro netti al mese, metà in Italia e metà in Spagna «per pagare le utenze delle case ricevute in eredità» con una una girandola vorticosa di ordini di bonifico che non potevano non insospettire i cassieri della filiale, che hanno segnalato i movimenti agli ispettori di Bankitalia. La lista dei movimenti è lunghissima e sempre uguale. I versamenti si ripetono con cifre identiche, o di 4.191 euro oppure di 8.381 euro. E la causale è la stessa: l’ articolo 8 della legge 14 del ’98. Rigirandosi nelle mani questi documenti i magistrati romani hanno quantificato in circa un milione di euro, la somma che Fiorito avrebbe indebitamente distratto dal conto del partito. E hanno riflettuto sul fatto che la sua vicenda giudiziaria potrebbe seguire lo stesso percorso di quella dell’ ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, l’ ex tesoriere della Margherita accusato di peculato, agli arresti ormai da molti mesi. In questa ottica viene monitorata anche la tattica difensiva di Fiorito nell’ inchiesta di Viterbo, dove ieri è stato ascoltato come testimone per fatti in cui è indagato per rato connesso. Cioè la creazione di false fatture che hanno gettato discredito sul suo successore Francesco Battistoni, del quale Fiorito è nemico giurato. Quei documenti sono certamente arrivati nelle redazioni dei giornali attraverso persone a lui vicine, eppure lo stesso Fiorito ieri ha assicurato di non saperne nulla, lasciando intendere che un’ eventuale falsificazione potrebbe essere stata commessa anche in qualche redazione. E questa attività, qualora venisse qualificata come un tentantivo di inquinamento probatorio, potrebbe peggiorare la situazione giudiziaria dello stesso Fiorito. Intanto, proprio ieri si è appreso che molti mesi fa il Codacons aveva presentato una dettagliata denuncia alla Corte dei Conti sull’ utilizzo allegro del denaro assegnato ai gruppi parlamentari. Ma la segnalazione non sembra aver avuto alcun esito. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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