Orari selvaggi per i negozi
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fonte:
- La Padania
Quella sulle liberalizzazioni degli orari dei negozi assomiglia sempre di più a un’ altra guerra tra poveri. La norma fortemente voluta dal Governo Monti che sembra voler realizzare a dispetto della levata di scudi di tantissime categorie è un vero scippo ai danni, ancora una volta, delle categorie più deboli. Non servono professori o esperti per capire chi trarrà vantaggio da simili misure contenute nella manovra economica approvata a a dicembre dal Parlamento. E non è difficile nemmeno individuare chi si troverà costretto, suo malgrado, a chiudere le saracinesche per sempre. A spingere per una liberalizzazione selvag gia dove ognuno fa come meglio crede è la grande distribuzione che ha la possibilità di avere personale a disposizione per coprire eventuali turni di lavoro anche sulle 24 ore. Diverso invece è il caso dei piccoli esercizi commerciali, magari a conduzione familiare, che vedrebbero ridotto al lumicino le loro attività commerciali. Da una parte dunque godono i forti con nuova linfa per i grandi centri commerciali mentre dall’ altra il negozietto tipico sotto casa verrebbe fagocitato dalla categoria emergente delle attività etniche e straniere. Oltre alla questione di merito ne esiste anche una di competenza: e già perché il Governo liberalizzando gli orari dei negozi invade un ambito che è di competenza delle Regioni. E proprio in questo senso s’ era mosso per annunciando, l’ altro giorno, l’ intenzione di fare ricorso alla Corte Costituzionale se mai questo provvedimento dovesse imposto dall’ Esecutivo. Una scelta che poco ha a che far con il colore politico tanto che Cota è stato presto imitato dalla Toscana. «Avevamo già pronto il ricorso contro la liberalizzazione prevista da Berlusconi – sottolinea presentiamo lo stesso ricorso contro quella decisa da Monti che è ancora più spinta». Allo stesso mondo l’ Emilia Romagna dà un giudizio negativo sulla liberalizzazione degli orari degli e non esclude a priori un ricorso alla Corte Costituzionale contro il provvedimento, anche se la Giunta guidata da Vasco Errani attenderà l’ esito dell’ incontro che ci sarà per la prossima settimana a Roma per decidere la linea di azione. Pronto all’ azione anche il Veneto mentre il Lazio ha fatto sapere di stare valutando attentamente la questione. Insomma la questione è apertissima e non è escluso che il Governo possa avere un ripensamento di fronte al fuoco di fila che si trova di fronte. Intanto partono anche le denunce preventive. E’ il caso del Condacons che minaccia singolarmente le Regioni che intendono ricorrere legittimamente alla Consulta. Nel mirino dell’ associazione finiscono, in particolare, la Toscana e il veneto. "Se il Governatore del Veneto Zaia deciderà di ricorrere alla Corte Costituzionale contro l’ articolo 31 della manovra Monti – fa sapere l’ associazione – sulla promozione e la tutela della concorrenza, verrà denunciato dal Codacons all’ Antitrust". Peccato per Monti che non abbia nemmeno una maggioranza parlamentare unita nel sostenerlo. In casa Pdl, ma lo stesso si può dire dalle parti del Pd, non mancano le voci contrarie alla norma. E così premura di fare un appello al suo partito: «Prima di procedere alla liberalizzazione selvaggia del commercio e alla proletarizzazione di strutture di servizio come quelle che riguardano taxi ed edicole, con prevedibile ed inevitabile cancellazione di centinaia di migliaia di piccole imprese famigliari, il governo dovrebbe rispondere ad alcune semplici domande: chi trarrà vantaggio da queste iniziative? Migliorerà la qualità della vita? Ci sarà più o meno coesione sociale? Diminuiranno i costi per i cittadini consumatori? Nel frattempo è bene che sia il Pdl a dare una risposta a queste domande discutendone nei suoi organi dirigenti – sottolinea l’ esponente di maggioranza – prima di buttare a mare un modello italiano che può e deve essere sicuramente migliorato ma non distrutto da forzature che tra l’ altro non trovano riscontro in altri Paesi europei». Una scena non diversa si vive anche dalle parti del segretario Pierluigi Bersani. «Sulle liberalizzazioni degli orari dei negozi il Pd si decida invece di inscenare uno psicodramma. A livello nazionale è favorevole mentre a livello regionale fa ricorso contro il testo della manovra che è stata approvata anche dal Pd» evidenzia il deputato del Pdl Gabriele Toccafondi. Alla confusione della politica di maggioranza fa da contraltare la certezza mostrata dalle associazioni che rappresentano le grandi distribuzioni. E non è affatto un caso che Federdistribuzione inviti il Governo ad andare avanti senza alcun tentennamento: «A fronte di un quadro economico difficile il Governo ha intrapreso una coraggio sa politica di liberalizzazione» afferma il presidente di Federdistriquale «la normativa riguardo gli orari di apertura dei negozi sancisce il diritto per gli operatori commerciali di poter gestire liberamente i propri punti vendita valorizzando contemporaneamente la concorrenza il servizio ai consumatori e i propri investimenti». Intanto il Governo va avanti incurante delle critiche e annuncia nuove e più pesanti liberalizzazioni, ovviamente per decreto, per la benzina, utility locali, rete e stoccaggio gas per quanto riguarda il capitolo energia, ma anche per ordini professionali, trasporti, poste e gli immancabili taxi e farmacie.
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