22 Febbraio 2016

Opere pubbliche incompiute: sono arrivate a quota 868

Opere pubbliche incompiute: sono arrivate a quota 868

ROMA (sr) – In aumento nel Paese le opere incompiute. Secondo i dati del 2014 sono arrivate a quota 868. Nel 2013 erano 692. Il dato è stato reso noto dal Codacons spiegando che il costo per ogni famiglia italiana si attesta a 166 euro. Lo ‘spreco’ complessivo si attesterebbe sui 4 miliardi di euro e servirebbero 1,4 miliardi di euro per completarle. Il record negativo spetta alla Sicilia, regione che vede sul proprio territorio ben 215 opere rimaste incompiute (il valore assoluto massimo anche se la crescita dipende dal fatto che nell’ anno precedente la regione non aveva comunicato il numero di incompiute). In Abruzzo invece le infrastrutture non portate a compimento sono passate dalle 33 del 2013 alle 40 del 2014. In Calabria dalle 64 opere incompiute del 2013, si è passati alle 93 nel 2014; in Lombardia in un anno le opere non terminate sono passate da 19 a 35. Male anche la Puglia: 59 nel 2013, 81 nel 2014. Secondo il Codacons le infrastrutture sono costate in media 166 euro a famiglia, e per portarle a compimento servirebbero altri 1,4 miliardi di euro, rimarcando che si tratta di risorse sottratte agli italiani costretti a finanziare dighe ed altre opere pubbliche che sono poi cadute nel dimenticatoio, anche per gli elevatoi costi di gestione. Il record assoluto dello spreco, secondo l’ associazione dei consumatori, spetterebbe alla Città dello sport di Tor Vergata a Roma, costata finora ai cittadini oltre 607 milioni di euro. Ciò che resta del progetto è lo scheletro della Vela di Calatrava, che dovrebbe essere abbattuta in quanto rappresenterebbe uno scempio urbanistico. Le opere pubbliche incompiute rappresentano un fenomeno nazionale e non circoscritto soltanto ad alune Regioni della penisola: gli sprechi si verificano dunque in ogni punto d’ Italia. Secondo l’ associazione che tutela gli interessi dei consumatori italiani, con i soldi spesi per le opere pubbliche irrealizzate si sarebbe potuta abbattere la pressione fiscale per tutti i cittadini ed impedire la nascita di tasse come l’ Imposta municipale unica o la tassa sui servizi indivisi bili, con benefici immensi per la collettività e l’ economia nazionale. Una critica dei consumatori su come i governi hanno utilizzato i soldi pubblici. Una spesa che non ha comportato alcun beneficio per la collettività e per il Paese.
 

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