4 Maggio 2011

Opa Lactalis su Parmalat Bondi “verifica” il prezzo

Opa Lactalis su Parmalat Bondi «verifica» il prezzo
 

 DA MILANO  A decidere la congruità del prezzo messo sul piatto da Lactalis (2,6 euro ad azione) nel lanciare l’ Opa su Parmalat, saranno gli advisor scelti ieri dal Cda del gruppo di Collecchio. Il board non ha preso direttamente nessuna decisione. In una nota pubblicata al termine dell’ incontro si informa che il Cda ha preso atto del comunicato di Lactalis di promuovere un’ Opa volontaria totalitaria, precisando che l’ offerta non è stata «né sollecitata né concordata con la società», e ha conferito l’ incarico come advisor finanziari e legali a Goldman Sachs, Shearman & Sterling, Studio Legale Lombardi Molinari e Associati e Studio Legale Legance. Stop. Niente colpi di scena. Niente muri immediati a una offerta in linea con il mercato (ieri il titolo ha chiuso a 2,59 euro, +1,35% rispetto a lunedì), ma più bassa rispetto al prezzo pagato da Lactalis per rilevare il pacchetto dei Fondi esteri (2,8 euro). Ci si aspettava che il Cda facesse un rilievo di questo tipo che non cambierebbe certo le sorti dell’ operazione ma farebbe presa sugli azionisti. Evidentemente si è preferito fare un passaggio in più e non esporsi al primo esame dell’ Opa di Lactalis, per non scatenare reazioni immediate. La linea è quella della prudenza. Rimarcata dal silenzio dell’ Ad di Parmalat, Enrico Bondi, che ha lasciato la sede milanese del gruppo, come di consueto a piedi senza rilasciare alcun commento. La partita è delicata con Bondi che gioca sul filo del rasoio fra la sua posizione di garanzia da attuale amministratore e il suo ruolo all’ interno della rete che Intesa Sanpaolo ha cercato di tessere per comporre una alternativa italiana. Mentre il Cda di Parmalat affrontava la pratica Lactalis, nell’ Aula di Montecitorio si dava intanto il via libera al decreto «antiscalate», che ora passa all’ esame del Senato per la seconda lettura. La misura del governo, intervenendo a gamba tesa sul mercato, ha consentito a Parmalat di far slittare l’ assemblea a fine giugno evitando che Lactalis ne potesse assumere subito il controllo nominando la maggioranza dei consiglieri, e dando tempo e spazio alla composizione di una cordata italiana. Operazione stroncata dall’ Opa totalitaria da 3,5 miliardi lanciata dai francesi sul gruppo di Collecchio a cui è improbabile ormai che si riesca a controbattere. A questo punto si attende solo la decisione della Consob che dovrà esprimersi sulla correttezza o meno dell’ operazione. E se Lactalis riuscirà a chiudere tutto prima dell’ assemblea di fine giugno. Ma c’ è chi sceglie perfino la via giudiziaria per fermare il colosso francese. Come fanno le associazioni dei consumatori che si rivolgono al Tar del Lazio. Secondo il Codacons e l’ Associazione utenti servizi finanziari, bancari e assicurativi il passo dei francesi viola il principio di trasparenza, considerato che Lactalis da anni non pubblica bilanci (pagando per questo una multa allo Stato francese), mettendo a rischio il tesoretto da 1,4 miliardi nelle casse di Parmalat. Il Cda non decide sull’ operazione ma si affida agli advisor legali e finanziari per valutare la congruità dell’ offerta di 2,6 euro ad azione. No comment dell’ Ad.
 

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