19 Marzo 2018

OLTRE I NUMERI AGNELLO TRADIZIONE INCALO PER IL 10%

 

Elena Polidori Arriva la Pasqua, torna in tavola l’ agnello. Cinquecentomila esemplari macellati e mangiati lo scorso anno in Italia. Un classico per una famiglia su tre, secondo Coldiretti. Nel mondo, gli ovini sono la specie più diffusa con 1,2 miliardi di capi. Usa, Cina, Brasile i maggiori produttori. Ma anche la Ue può vantare le sue cifre: 85 milioni di bestie allevate in 830 mila aziende. In Italia sono 7,4 milioni, quasi la metà in Sardegna, e le aziende superano le 90 mila unità. Per restare nei confini nazionali, solo in occasione delle festività pasquali viene di solito “bruciata” circa la metà del consumo annuo di ovini. Secondo calcoli del Codacons, nel 2017 le famiglie hanno speso oltre 1 miliardo di euro tra abbacchi, dolci e uova di cioccolato. Ma il consumo di agnello è sceso del 10%. Vegetariani e vegani rappresentano il 7,6% degli italiani, stima Eurispes. Agnus Dei: animale sacrificale per eccellenza, simbolo nell’ iconografica delle sacre scritture. Dinanzi a quella che gli animalisti definiscono una “strage”, anche Famiglia Cristiana è arrivata a chiedersi: bisogna smettere di mangiare agnello a Pasqua? Molti tra i grandi chef suggeriscono ricette alternative che non contemplano il “sacrificio”. Animal Equality , associazione in difesa degli animali, indica diversi buoni motivi – crudeltà, violenze, elettronarcosi- per astenersi dal rito dell’ abbacchio, pure pubblicando online video e foto shock sulla macellazione. Anche Berlusconi ci ha messo del suo facendosi riprendere mentre ne allattava uno col biberon e ne baciava un altro: tre li ha anche adottati. Subito Assocarni lo ha pregato di non contribuire al danno della filiera. E’ partito un progetto europeo per condividere dati e competenze sulla produttività degli ovini. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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