“Ogni 2 anni c’ è un allarme che fa pochissime vittime ma fa vendere tanti vaccini”
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fonte:
- La Sicilia.it
A essere incriminato per primo come fonte del batterio killer è stato il cetriolo spagnolo, poi è toccato ai germogli di soia e, a seguire, ai germogli di fagioli. Tutti scagionati. E il giallo dell’ epidemia di Escherichia Coli, che ha mietuto vittime in tutta Europa, non è stato ancora risolto. «Ora c’ è chi parla dell’ acqua, è lì che si sarebbe potuto annidare il batterio – dice Luciano Messina, titolare dell’ omonima azienda della piana di Catania che ieri mattina era nel suo stand di piazzale Raffaello Sanzio nell’ ambito del "Mercato del contadino", promosso dalla Provincia e dal Comune in collaborazione con Confagricoltura, Cia e Codacons -. Al di là comunque di quanto verrà fuori, resta il fatto che noi nella prima settimana di questa emergenza abbiamo sofferto abbastanza: cetriangoli, lattughe e zucchine sono rimasti invenduti. La gente ci chiedeva la provenienza e qualcuno addirittura se nei nostri prodotti ci fosse il batterio killer. C’ era anche chi chiedeva se si trattasse di prodotti biologici, senza sapere che certi ortaggi è meglio "trattarli" per eliminare funghi e batteri nocivi per l’ uomo e per lo stesso prodotto». Non c’ era il solito pienone ieri al mercatino, forse a causa della prima vera giornata di caldo o dell’ apertura della metà degli stand visto che gli altri erano ad Acireale, ma sui banconi dei produttori la merce è andata ugualmente a ruba. «Io non ho avuto contraccolpi per il batterio visto che la mia azienda è a Maletto e produce fragole e aglio biologici, prodotti non toccati dall’ allarme europeo – dice Emanuele Errigo -. Per me i problemi sono altri, dovuti alle risorse che servono per il biologico, dal tempo agli investimenti ai lavori». «Al mercato del contadino non ho avuto alcun problema – dice Francesco Di Martino, titolare di un’ azienda con sede a Licodia Eubea – la gente ci conosce e si fida. Ma nei mercati generali un calo nelle vendite l’ abbiamo avuto, soprattutto per i broccoli. Ora c’ è una timida ripresa». Nello stand accanto a Di Martino c’ è quello di Lorenzo Pietrasanta, agronomo, produttore di olio. «L’ allarme del batterio ha pesato sulla produzione e sulla vendita – dice -. Alcuni miei colleghi certi prodotti non li hanno raccolti per evitare spese inutili, visto che sarebbero rimasti invenduti. Mi riferisco agli ortaggi, perché per la frutta non s’ è sparso il panico. Quando ci sono emergenze simili, le autorità preposte, sia sanitarie sia politiche, dovrebbero "educare" la gente spiegando esattamente cosa fare. Altrimenti si creano danni incalcolabili a tappeto, e invece occorrerebbe far riacquistare fiducia ai consumatori». «Nessuna paura – dice Alessandra Tringale, ieri al mercatino per fare la spesa – a casa mia s’ è continuato a mangiare regolarmente tutto. Certo, l’ allarme sarà stato fondato ma abbiamo preso per buono quanto si diceva attraverso i media, e cioè che i prodotti italiani fossero sicuri». «Io invece un po’ di paura l’ ho avuta – afferma Roberta Torrisi – non ho comprato per una settimana i cetrioli e ho evitato prodotti di dubbia provenienza. Ancora oggi preferisco ortaggi italiani, meglio se siciliani». Sceglie solo prodotti del nostro Paese anche la signora Agata Distefano. «Li acquisto con serenità – dice – all’ inizio, certo, ho evitato i cetrioli e le verdure che si mangiano crude. Quelle da cucinare, invece, ho continuato ad acquistarle regolarmente». Fatalista «perché nessuno di noi è in grado di controllare la filiera e di verificare se quanto ti dicono sia vero» Maria Grazia Marino, che acquista tutto «con serenità». «Ogni due anni c’ è una nuova emergenza – aggiunge – e se ci si fa caso fa più morti l’ aspirina tra chi è intollerante al principio attivo che l’ aviaria o altre pseudo "pandemie" che si sono susseguite. Credo che c’ entrino molto certe case farmaceutiche che, facendo pressioni per vendere i vaccini, fanno lievitare i loro fatturati. E la gente ci casca, e voglio credere che ci casca pure la stampa». 20/06/2011.
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