Oggi la maxi udienza per chiedere un nuovo processo alla So.cre.bi
- fonte:
- Il Biellese
Caso So.cre.bi Oggi si torna in aula. Anche se questa, in tempo di Covid, è un’espressione figurata e non reale in quanto l’udienza prevista per le 9.30 si terrà da remoto con giudice, procuratore e parti che saranno connesse ognuno dai propri uffici. L’udienza è quella attesissima riguardante il destino delle oltre 500 querele presentate da chi ha avuto un proprio caro cremato nel tempio comunale di Biella, gestito dal 2016 fino al sequestro dell’ottobre 2018 dalla società So.cre.bi facente capo alla famiglia degli impresari funebri Ravetti. Il giudice Arianna Pisano dovrà decidere se accogliere la richiesta della Procura che chiede l’archiviazione di tutte queste querele, la stra grande maggioranza presentate da famiglie che si sono appoggiate all’associazione dei consumatori Codacons, richiesta a cui si assoceranno i legali degli indagati — siamo nell’ambito di un’udienza preliminare e quindi non si può parlare di imputati — oppure se ritenere, come opinione delle parti civili, che gestori e dipendenti So.cre.bi debbano essere nuovamente processati. Perché un processo bis? Perché nel procedimento che si è concluso a ottobre con le pesanti condanne degli amministratori della Società — 5 anni e 4 mesi di reclusione per Alessandro Ravetti e 5 anni per il fratello Marco, condanne seguite a sentenza di patteggiamento per gli altri soci e dipendenti So.cre.bi — erano stati presi in oggetto solo gli episodi documentati in circa un mese di indagini portate avanti dai carabinieri di polizia giudiziaria su incarico della Procura dopo che al Terzo piano di via Repubblica erano arrivate circostanziate segnalazioni da parte di dipendenti, alcuni ex, altri ancora in servizio. Nell’arco di quel mese i casi di doppie cremazioni provate documentatamente con intercettazioni ambientali sono stati tre. La Procura aveva quindi deciso di procedere per quelli non potendo provare, nonostante il fondato sospetto, condotte penalmente rilevanti in una fase temporale antecedente. Nonostante il sequestro di una grossa quantità di ceneri, in una scatola quasi 400 chilogrammi, pur provando che si trattava di resti umani, per il consulente della Procura, il medico legale Cristina Cattaneo, prestigiosa consulente in casi giudiziari di rilevanza nazionale, era impossibile da lì estrarre profili genetici in grado di risalire all’identità dei soggetti cremati per fondare una pretesa di costituzione di parte civile in un processo penale. questa conclusione si oppone l’avvocato Alessandra Guarini che rappresenta le famiglie che si sono affidate al Codacons. Coinvolto nelle indagini dall’associazione dei consumatori l’ex comandate dei Ris di Parma il generale Luciano Garofano, ottenuto di poter svolgere esami scientifici sulle urne, sarebbe arrivato a una conclusione opposta a quella della Cattaneo. Autorizzato dai familiari — dato il costo dell’esame solo una minima parte ha aderito all’iniziativa — ha svolto test genetici individuando doppi profili genetici. Su questo e altri elementi che saranno portati all’attenzione del giudice per l’udienza preliminare si fondano le speranze dei querelanti. Si deve comunque aggiungere che, se anche fosse possibile risalire al profilo genetico dalle ceneri e trovare in un urna più profili, questo non proverebbe nulla essendo il tempio un ambiente non sterile e dove le contaminazioni ambientali non sono evitabili. giudice, sulla base degli elementi raccolti, potrà decidere per l’archiviazione oppure per l’imputazione coatta degli indaganti e quindi di fatto aprire a un nuovo processo, oppure per il rinvio degli atti alla Procura per un supplemento di indagini sulla base dei nuovi elementi di prova portati in evidenza dalle parti. Una decisione che, è scontato, non arriverà oggi anche se i familiari, che si sono affidati a Codacons, sperano di poter leggere dalle scaramucce giudiziarie tra le parti, almeno un orientamento. Oggi, loro, non saranno presenti davanti al Tribunale, per il solito e pacifico sit- a cui avevano abituato avvocati e forze dell’ordine davanti al Tribunale. «Essendo l’udienza on- non avrebbe senso. Io, con Laura Attena, sono stato indicato dalle altre persone coinvolte in questo scandalo che ha ferito i nostri sentimenti, per presenziare all’udienza dallo studio dell’avvocato dichiara Paolo Galuppi assurto un po’ a ruolo di porta voce delle persone che si sentono vittima del sistema So.cre.bi Intanto da pochi giorni sono state depositate le motivazioni della sentenza che si fondano, oltre che sulle risultanze d’indagine anche sulle ammissioni di Alessandro Ravetti. Ammissioni che, va riconosciuto, sono state rilasciate in interrogatori avvenuti sotto la pressione della carcerazione preventiva. Sicuramente la difesa si appellerà nella speranza di vedere riformata una sentenza.
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