23 Novembre 2021

NutriScore e Yuka, Antitrust: potrebbero essere fuorvianti per i consumatori

Il NutriScore finisce nel mirino dell’Antitrust. L’Autorità garante della concorrenza ha infatti avviato cinque istruttorie sul sistema di bollinatura fronte pacco “NutriScore” e sull’app Yuka. La contestazione?

Il consumatore potrebbe essere indotto ad attribuire proprietà salutistiche ai prodotti che esibiscono un giudizio positivo di NutriScore o Yuka, dunque a fidarsi di questi sistemi per fare scelte alimentari personali. E questo in modo indipendente dalle esigenze individuali in termini di dieta e stile di vita e dalla frequenza di assunzione di un certo alimento.

È una mossa che finirà per alimentare di nuovo il dibattito sul NutriScore, sistema inviso all’Italia che infatti ha presentato la sua alternativa “a batteria”. Le prime reazioni delle associazioni dei consumatori sono positive. Bene l’apertura del procedimento sul NutriScore da parte dell’Antitrust, commentano.
Antitrust apre istruttorie su NutriScore e Yuka

Come informa una nota stampa, l’Antitrust ha avviato cinque istruttorie sull’uso del NutriScore da parte delle società italiane GS S.p.a, Carrefour Italia S.p.a., Pescanova Italia S.r.l. e Valsoia S.p.A., delle società francesi Regime Dukan S.a.s. e Diet Lab S.a.s., della società inglese Weetabix Ltd. e di una società tedesca attiva nella produzione di caramelle.

Ha inoltre aperto un’istruttoria nei confronti del titolare dell’app francese Yuka, scaricabile dagli App Store di Google e Apple, che si propone di dare una valutazione salutistica dei prodotti alimentari basata in larga misura sul sistema NutriScore e che fornisce proposte alternative per i prodotti giudicati mediocri o scarsi.
L’etichettatura a semaforo NutriScore

Nel sistema NutriScore, ricorda l’Antitrust, «i prodotti alimentari vengono suddivisi in cinque categorie, sulla base di un punteggio calcolato tramite un complesso algoritmo che sottrae dal valore totale degli elementi “sfavorevoli” (energia, acidi grassi saturi, zuccheri semplici, sodio) quello degli elementi “favorevoli” (percentuale di frutta, verdura, leguminose e oleaginose, fibre, proteine). Gli alimenti con punteggi molto bassi e, quindi, con preponderanza di elementi favorevoli, sono assegnati alla categoria A (verde), mentre quelli con i punteggi più alti sono assegnati alla categoria E (rosso)».

Il punteggio si riferisce a una quantità pari a 100 gr o a 100 ml. La valutazione dell’etichettatura a semaforo va dunque dal rosso al verde e dalla A alle E. In particolare, il verde scuro (con la A) rappresenta una valutazione positiva, il rosso (E) una valutazione negativa. In mezzo i giudizi intermedi.

L’Italia si oppone all’etichettatura Nutriscore. In alternativa propone un sistema chiamato NutrInform Battery, In questo caso il logo indica il contenuto di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale presente in una singola porzione di alimento. All’interno del simbolo a “batteria” è indicata la percentuale di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale apportati dalla singola porzione, rispetto alle quantità giornaliere di assunzione raccomandata. La parte carica della batteria rappresenta in pratica la percentuale di energia o nutrienti contenuta nella singola porzione.

Le contestazioni dell’Antitrust

Nell’ipotesi dell’Antitrust, le informazioni veicolate dal NutriScore potrebbero essere “fuorvianti”.

Come si legge nel procedimento verso Nutriscore-Dukan, «le modalità con cui il NutriScore fornisce le informazioni nutrizionali ai consumatori esprimono un giudizio assoluto sulla salubrità di un determinato prodotto senza contestualizzarlo rispetto alle esigenze complessive di un individuo (dieta e stile di vita) e, dunque, senza veicolare l’informazione principe sul corretto consumo di quell’alimento in termini di quantità e di frequenza di assunzione all’interno di un regime alimentare variegato ed equilibrato che tenga conto delle necessità fisiologiche e metaboliche del singolo individuo».

Il timore, evidenzia l’Autorità, è che l’etichetta NutriScore, così come i punteggi e i giudizi forniti dall’app Yuka, in assenza di adeguate avvertenze, «vengano erroneamente percepiti come valutazioni assolute sulla salubrità di un determinato prodotto», a prescindere dalla dieta, dallo stile di vita, dalla quantità e dalla frequenza con cui il consumatore assume un certo prodotto.

Ne deriva, conclude l’Antitrust, che «il consumatore potrebbe essere indotto ad attribuire proprietà salutistiche ai prodotti con un giudizio positivo secondo l’etichetta NutriScore o la valutazione dell’app Yuka e, quindi, ad esaltare senza motivo i risultati per la salute che derivano dalla loro scelta».

Nel caso dell’app Yuka, infine, secondo l’Antitrust non è chiaro il criterio in base al quale sono ordinate e proposte le alternative al consumatore.
Le reazioni dei Consumatori

Le prime reazioni dei Consumatori all’apertura dell’istruttoria sono positive.

«Sistemi come il NutriScore rappresentano una semplificazione estrema di indicazioni salutistiche e nutrizionali importantissime e sono in grado di fuorviare ed ingannare i consumatori modificando sensibilmente le loro decisioni di acquisto – dice il presidente Codacons Carlo Rienzi – Semplificazioni che hanno effetti negativi per tutti , perché danneggiano non solo i consumatori, ma anche gli agricoltori e l’intero settore del Made in Italy, con determinati alimenti come olio d’oliva, prosciutto e formaggi che potrebbero essere penalizzati a favore di altri».

«Abbiamo sempre detto no a NutriScore e a tutte le etichette con informazioni parziali. I consumatori italiani hanno bisogno di una corretta informazione, mentre i colori ideati dai francesi semplificano il messaggio, creando evidenti distorsioni – dice Agostino Macrì, responsabile dell’Area sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori – Il sistema di etichettatura chiamato NutriScore, infatti, classifica gli alimenti con cinque diversi colori, dal verde al rosso, in funzione del contenuto di alcuni nutrienti critici: calorie, grassi saturi, zuccheri e sale soprattutto. Peccato che il calcolo sia basato su 100 grammi di prodotto e non sulla porzione effettiva che si consuma, penalizzando così quelli che si utilizzano in piccola quantità, come l’olio extravergine di oliva che avrebbe un colore vicino al rosso anche se in pratica ne basta un cucchiaio per condire un’insalata».

Previous Next
Close
Test Caption
Test Description goes like this