10 Luglio 2011

Nuovo black-out di Aruba, migliaia di siti offline

Nuovo black-out di Aruba, migliaia di siti offline
 

Dopo l’incendio del 29 aprile scorso alla webfarm di Arezzo che aveva provocato un
blackout record, un’altra giornata no per Aruba, il principale provider italiano che
gestisce più di un milione e mezzo di siti in hosting e domini registrati. Ha avuto un
nuovo crash che sta tornando alla normalità a macchia di leopardo, che ha scatenato le
proteste degli utenti su Twitter. E le associazioni dei consumatori si sono già
mobilitate.
Oltre ai siti dei clienti, anche Aruba.it è stato inaccessibile per un pò di tempo
così come i telefoni dell’azienda, e nulla è apparso sulla pagina che Aruba ha su
Twitter dove, nel caso del precedente disservizio, aveva postato spiegazioni e scuse.
In quella circostanza si era verificato un grave incendio nella server farm di Arezzo,
causando uno dei blackout più gravi per il web italiano. L’azienda aveva poi promesso
un risarcimento agli utenti che avevano subito un danno dall’interruzione.
Del ‘down’ di oggi, invece, non si hanno al momento spiegazioni ufficiali di Aruba.
C’è solo traccia nella sezione ‘Assistenzà del sito di una nota datata 6 luglio 2011
che annuncia «un intervento di aggiornamento sui sistemi» previsto nella notte tra il
6 e 7 luglio. A questa comunicazione segue un’altra in cui l’azienda spiega che
l’intervento è terminato e si scusa «per eventuali disagi arrecati». Quest’ultima nota
non è però datata e dunque non è possibile stabilire se c’è una correlazione con i
problemi di oggi.
Numerose le proteste sul web – tanto che su Twitter la parola Aruba è al top degli
argomenti discussi in Italia – che puntano il dito soprattutto sul silenzio
dell’azienda. «Ancora un guasto lo posso accettare, ma il silenzio di Aruba in queste
ore non lo sopporto, e poi mi sa di resa!», si legge in uno dei tanti post. Tra
l’amarezza anche l’ironia: «L’isola felice di Aruba è in realtà l’isola di Lost»,
scrive un utente mentre un altro agganciandosi all’attualità dice che Aruba «ha
anticipato l’Agcom rendendo inaccessibili milioni di siti italiani».
E sul piede di guerra sono anche le associazioni dei consumatori. L’Adoc ha «attivato
il suo pool di legali per valutare la situazione, non escludendo un’eventuale class
action», mentre il Codacons avvia «le procedure per chiedere all’azienda il
risarcimento in favore di tutti i clienti danneggiati».

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