Nuove accuse, c’ è anche la distruzione dell’ habitat
Nuove accuse, c’ è anche la distruzione dell’ habitat
dall’ inviato GROSSETO C’ ERA UN INDAGATO, nel teatro trasformato in tribunale. Uno dei nove: Salvatore Ursino, 27 anni, ufficiale di plancia. All’ inizio non risconosciuto fra i circa 250 presenti su 800 accreditati: l’ avevano verbalizzato assente, come Schettino. Sul quale la procura, oltre ai reati di naufragio, omicidio colposo plurimo e abbandono della nave, ha rovesciato una nuova colpa: distruzione dell’ habitat all’ interno di un sito naturale protetto. Articolo 733 bis del codice penale. Contestato dalla difesa: secondo l’ avvocato Bruno Leporatti vale solo per le aree protette, quindi non per la zona del Giglio scenario del naufragio. Ma la scoperta di Ursino e la nuova accusa al comandante sono stati solo gli ultimi fuochi di una giornata scoppiettante. Chiusa intorno alle 17 dal gip, Valeria Montesarchio, con l’ affidamento ai periti di cinquanta quesiti, accettati sia dal pm, il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, sia dalla difesa di Schettino. Cinquanta punti dove, al di là dell’ accertamento sulle cause del naufragio e sulle responsabilità degli indagati, s’ intravede la strategia difensiva: le condizioni della Concordia e la sua capacità di rispondere all’ incidente. Si vuol far passare l’ ipotesi che la nave non fosse conforme agli standard di sicurezza. Soprattutto che l’ acqua non avrebbe dovuto provocare la fatale inclinazione: la nave sarebbe dovuta andare giù in maniera uniforme dopo l’ urto. Un tentativo di alleggerire parecchio la posizione di Schettino, facendo capire che il comandante non si aspettava tanta fragilità, al punto da meravigliarsi, perfino nella famosa telefonata col capitano De Falco, che ci potessero essere vittime. Ipotesi suggestiva? I periti cominceranno a cercare risposte, anche dalla scatola nera, da venerdì 9 marzo. Dovranno concludere il loro lavoro il 21 luglio. Ma la cronaca registra anche altro: per esempio l’ estromissione dall’ incidente probatorio di Sos Giglio, Legambiente e Codacons. Mentre Costa Crociere, nonostante l’ opposizione dell’ avvocato Giulia Bongiorno, è rimasta parte offesa e responsabile civile del naufragio. E i colpi di scena finali: la scoperta che un distinto svizzero era un giornalista, subito cacciato. Sandro Bennucci.
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