Norman, il processo continua 60 parti sono in aula virtuale
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fonte:
- la Repubblica
A più di sei anni dal naufragio del traghetto Norman Atlantic al largo delle coste albanesi, va avanti il processo per coloro che sono ritenuti responsabili di quel disastro che causò la morte di 31 persone e il ferimento di altri 64 passeggeri. Ed è l’unico processo a Bari che si celebra da remoto e che quindi, nonostante le limitazioni imposte dal recente provvedimento che ha disposto il rinvio di tutte le udienze senza detenuti, prosegue nonostante vi partecipino oltre 60 parti costituite, con i giudici collegati da un’aula del palagiustizia di via Dioguardi, pm e i circa 60 avvocati che rappresentano i 32 imputati e le quasi 80 parti civili sintonizzate sulla piattaforma “teams”. Nell’ultima udienza è stata discussa l’ammissione delle liste dei testimoni, consulenti e passeggeri superstiti e il Tribunale ha sciolto la riserva, rigettandola, sulla richiesta di revoca dell’ordinanza che aveva escluso le società Visemar Trasporti, Visemar Navigazione e Cantieri Visentini, assistite dall’avvocato Filiberto Palumbo, come responsabili civili. Si tornerà nell’aula virtuale del giudice Marco Guida il 28 aprile. Ai 32 imputati, l’armatore Carlo Visentini, due legali rappresentanti della greca Anek Lines, il comandante Argilio Giacomazzi e 26 membri dell’equipaggio la Procura contesta, vario titolo, reati di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime oltre a numerose violazioni sulla sicurezza e al codice della navigazione. Nel processo si sono costituti parti civili i ministeri dell’Ambiente della Difesa e degli Interni, le associazioni Codacons, Confconsumatori e Anmil e circa 70 familiari di vittime e superstiti. Stando alle indagini coordinate dai pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano, nella otte tra il 27 e il 28 dicembre 2014, il traghetto naufragò dopo un rogo scoppiato a bordo a causa di un camion frigo lasciato con motore acceso, perché non c’erano abbastanza prese di corrente. Una serie di negligenze e successivi errori (impianto antincendio inidoneo e attivato sul ponte sbagliato, allarme dato in ritardo) avrebbe poi consentito al rogo di propagarsi nella nave fino a diventare indomabile. Quindi le fasi dell’evacuazione con scialuppe calate senza che i ponteggi fossero messi in sicurezza, causando così la caduta in mare e la morte di alcuni passeggeri. Il relitto annerito, ormeggiato per più di quattro anni nel porto di Bari, è stato ormai rottamato in Turchia nei mesi scorsi.
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