10 Novembre 2019

Non tutti i selfie vengono per nuocere

I narcisisti del web stiano in campana. Per il grande popolo dei selfie-dipendenti, teorici dell’«autoscatto ergo sum» e della vita photoshoppata, è arrivato il momento del giudizio. A mettere in guardia il grande popolo dei followers – ma pure quello di aspiranti influencer o semplici viandanti di chat – dalla sbornia delle immagini postate h24 (mix di sbadigli in pigiama e bacetti serali innaffiati da Spritz) è arrivato addirittura il Codacons, il santo protettore dei consumatori. Lo fa usando le stesse armi, proponendo un calendario con 12 scatti firmati da Tiziana Luxardo. Immagini che raccontano il lato oscuro della vanità formato smartphone. Il titolo non ci gira intorno: «Si selfie chi può». E giù effetti collaterali disastrosi, discendenti dalla viralità di certi comportamenti da rete, come il cyberbullismo o l’ utilizzo sbagliato delle immagini di bambini o delle donne. Le fotografie di Luxardo immortalano, nell’ ordine, un modello di donna «che la dittatura dei social vuole tatuata, palestrata e rifatta»; una parodia di Gianluca Vacchi, «miliardario con l’ aria perennemente in vacanza che spopola sul web»; una ragazza che attraversa la strada china sull’ iPhone e ignara del traffico; due fidanzati che durante l’ abbraccio anziché pensare a quanto sarebbe bello baciarsi osservano rapiti il cellulare. E giù dati preoccupanti: l’ 83% dei giovani italiani al di sotto dei 24 anni trascorre in media ogni giorno circa 4 ore «on line», la maggior parte delle connessioni avviene con lo smartphone, e più bassa è l’ età più cresce il bisogno di restare collegati. Infine il 51% dei ragazzi tra i 15 e i 20 anni ha difficoltà a prendersi una pausa dal web e controlla il telefonino 75 volte al giorno; con punte del 7% che non riesce a scollarsi da questa «protesi» e la consulta 110 volte. Ora, nessuno contesta che la connessione perenne possa produrre dipendenza e altri pericolosi effetti collaterali. Detto ciò, però, l’ importante è ricordarsi che persino il foglietto illustrativo delle medicine si chiama «bugiardino». E che lo smartphone, così come l’ aspirina (selfie in pediatriche dosi compresi) può migliorare – e spesso lo fa – la vita. Chi un tempo era solo ora ha trovato una dama di compagnia che non si assenta mai, rintraccia amici perduti, e, a una cena di lavoro, usandolo solo come specchietto, può scoprire se la crudele fogliolina d’ insalata gli è finita fra gli incisivi. Insomma, non tutti i selfie vengono per nuocere, basta rispettare (e spiegare ai propri figli) la posologia del buon senso. – c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.
emanuela minucci

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