4 Ottobre 2009

“Non s’è intascata nulla” Il legale dell’ex direttrice: “Può ricostruire i conti”

Caso Unicredit. «Non lavora più in banca perché costretta a dimettersi»

Negli ultimi giorni l’inchiesta della Finanza – coordinata dal sostituto procuratore Katia Marino – si è «incrociata» con i febbrili accertamenti degli ispettori Unicredit negli uffici dell’ormai tristemente famosa agenzia 7 di via Gattalupa.  Sul tavolo del pm Marino diversi esposti: del Codacons (arrivato ora a rappresentare più di 70 clienti beffati), di alcuni legali (a cui si sono rivolti altri correntisti rimasti invischiati in questa vicenda dai contorni ancora indecifrabili) ma anche di Unicredit stesso. S’indaga sulle sparizioni di cifre ingenti – anche oltre il milione di euro – da non pochi conti correnti, ma al momento non è stata individuata – in procura – alcuna ipotesi di reato (o dei reati) e di conseguenza nessuna persona risulta iscritta nel registro degli indagati. Eppure, da giorni, è finita sulla graticola l’ex direttrice della filiale di via Gattalupa che, dal 10 settembre, non lavora più per Unicredit. «E’ stata costretta alle dimissioni – rimarca con forza l’avvocatessa Paola Fontana che assiste l’ex bancaria sul piano civilistico – in circostanze ancora tutte da chiarire». Su queste dimissioni la direzione generale dell’Unicredit si è soffermata nell’unica nota inviata alla stampa dieci giorni fa: «Quanto è accaduto è stato scoperto grazie ai sistemi di controllo di Unicredit. L’episodio fraudolento – viene sottolineato – risale alla precedente gestione ed è stato individuato e bloccato da Unicredit. La dipendente non è più in servizio per l’istituto. Ogni posizione sarà chiarita al fine di individuare tutti i soggetti responsabili dell’accaduto». Frasi sfumate che suscitano altrettante domande. I conti «svuotati» sono la conseguenza di una maxi operazione bancaria irregolare individuata a monte? Si è di fronte all’agire illegale di una sola persona, oppure esiste una «rete» di complicità? Sinora le ire dei clienti della filiale ritrovatisi con i loro risparmi svaniti si sono rivolte unicamente all’ex direttrice, a cui da anni avrebbero affidato i loro soldi. «La mia assistita assicura di non essersi appropriata nemmeno di un euro – ribatte l’avvocato Giovanni Tarquini che sta seguendo l’evolversi del versante penale – e può ricostruire tutte le posizioni dei clienti che ha seguito, ovviamente sino al 10 settembre, giorno delle dimissioni. Non può ovviamente rispondere di quanto accaduto dopo». Più di un cliente ha sollevato anche dubbi sui rendiconti scritti a mano – e non con le usuali stampate – forniti sempre dall’ex direttrice. «Chi dice queste cose – termina l’avvocato Tarquini – mi auguro che sia in grado di dimostrarle, perché queste affermazioni possono essere calunniose e diffamatorie».
 

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