3 Dicembre 2021

«Non c’è reato per il vaccino a Scanzi» Ma il Codacons si oppone all’archiviazione

La  ‘furbata’  ci  fu,  anche  se  ‘in  un  momento  di  confusione’.  Il  reato  no.  Tanto  che  Andrea  Scanzi  il  giornalista  ‘reo’  di  aver  saltato  la  fila  per  fare  il  vaccino  non  fu  mai  iscritto  nel  registro  delle  notizie  di  reato  il  fascicolo  avviato  dalla  procura  di  Arezzo  rimase  modello  45,  ovvero  ‘atti  relativi’  senza  alcuna  ipotesi.  Il  pm  Marco  Dioni  ha  però  ritenuto  di  chiedere  al  gip  Giulia  Soldini  l’archiviazione:  possibile  comunque  quando  si  svolgano  accertamenti.E  stamattina  il  caso  sbarcherà  in  udienza  preliminare  dopo  che  il  Codacons  ha  fatto  opposizione  ipotizzando  l’abuso  d’ufficio.  Nel  fascicolo  sono  contenute  le  indagini  svolte  dai  carabinieri,  compresa  l’acquisizione  dei  messaggini  whatsapp  tra  il  medico  Evaristo  Giglio,  della  Asl  Toscana  sud  est,  che  si  occupò  di  inserire  Scanzi  tra  soggetti  vaccinabili,  il  medico  di  base  del  giornalista,  Roberto  Romizi,  che  gli  aveva  chiesto  se  fosse  possibile  per  il  suo  assistito  accedere  al  vaccino.«Ci  siamo  messi  in  un  bel  guaio».  «Magari  vediamoci  di  persona  stamani  domattina»,  scrivono  il  21  marzo  due.  In  una  conversazione  sull’applicazione  di  messaggistica,  antecedente  al  vaccino  del  giornalista,  Giglio  invece  spiegava:  «Non  sono  ancora  riuscito  ad  inserirlo  perché  lui  è  persona  no-ta….lo  devo  sistemare  in  condizioni  di  tutta  sicurezza…  però  non  l’ho  dimenticato».  «Non  c’è  dubbio…..capisco  benissimo  ……meglio  non  rischiare»,  la  replica.  Sentito  sommarie  informazioni  dagli  investigatori  Giglio  spiegò  di  aver  ricevuto  una  telefonata  da  Scanzi  «il  quale  mi  rappresentò  la  sua  condizione  riguardo  ai  suoi  genitori,  che  io  intesi  convivessero  con  lui.  Lo  stesso  giorno  controllai  l’effettiva  esistenza  di  requisiti  di  persone  vulnerabili  dei  genitori  dello  Scanzi».  La  madre,  in  particolare.  Dall’informativa  dell’Arma  emerge  invece  che  il  nominativo  controllato  era  un’omonimo.  Diversa  la  ricostruzione  del  medico  di  base:  «Io  non  conosco  genitori  di  Scanzi,  non  ero  conoscenza  se  convivesse  con  loro  non  ero  in  grado  di  affermare  tantomeno  di  certificare  la  loro  appartenenza  ad  una  categoria  fragile».  Anche  Scanzi  parlò  ai  carabinieri  raccontando  di  aver  detto  Giglio,  ma  dopo  la  bufera  mediatica  di  non  assistere  genitori  «ma  resi  noto  che  entrambi  erano  nella  condizione  di  essere  considerati  fragili  per  patologie  pregresse».  Agli  atti  dell’indagine  anche  le  dichiarazioni  di  Antonio  D’Urso,  direttore  dell’Asl  che,  dopo  fatti,  avviò  un  accertamento  interno  per  chiarire  la  modalità  della  somministrazione.  All’esito  delle  indagini  la  procura,  pur  ravvisando  che  all’epoca  in  cui  avvenne  la  somministrazione  – il  19  marzo  2021  all’hub  del  Centro  Affari  -, Scanzi  non  rientrava  in  alcuna  categoria  vaccinale  dunque  non  aveva iritto  ad  anticipare  la  prima  dose,  ritiene  che  dal  punto  di  vista  giuridico  non  sia  configurabile  alcun  reato,  «trattandosi  di  fatti  a  base  colposa  e  non  sussistendo  alcuna  violazione  di  legge,  ma  solo  di  linee  guida  o  raccomandazioni».  «Sulla  scorta  delle  linee  guida  e  delle  raccomandazioni  – si  legge  nella  richiesta  del  pm  – in  realtà  Scanzi  non  aveva  diritto  di  essere  vaccinato»  ma  «in  quel  momento  la  si-tuazione  era  particolarmente  confusa,  posto  che  la  vaccinazione  Astrazeneca  era  stata  sospesa  temporaneamente,  che  la  campagna  vaccinale  stentava  a  decollare  e  che  poco  prima  il  commissario  straordinario  aveva  pubblicamente  detto  che  si  doveva  evitare  lo  spreco  di  ogni  singola  dose  e  vaccinare  chiunque  fosse  disponibile».  L’assenza  di  reato  – secondo  la  ricostruzione  della  procura  – emerge  anche  dal  fatto  che  Giglio  «ha  sostenuto  di  essere  incorso  in  errore  ritenendo  che  Scanzi  appartenesse  realmente  alla  categoria  dei  ‘caregiver’».  Una  tesi  che  non  ha  convinto  il  Codacons.  Ora  la  decisione  spetta  al  giudice:  ma  la  decisione  non  arriverà  oggi.  Erika  Pontini 

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