12 Dicembre 2015

Night club c’ era una volta l’ Italia che ballava

Night club c’ era una volta l’ Italia che ballava

NOTTI DI SBALLO, di baldoria, o occasioni per incontrarsi, conoscersi, ascoltare (buona) musica, possibilmente anche ballare? Balere del liscio, luminescenti templi della discomusic, dancing estivi all’ aperto, discoteche di massa e di tendenza, ritrovi di nicchia, cantine di sperimentazione musicale, tutto e il contrario di tutto: quali ambienti hanno rispecchiato, chi hanno ospitato, cosa hanno significato i locali notturni d’ Italia? È uscito in questi giorni un libro sull’ argomento, “Italian Night Clubbing” di Alessandra Izzo e Tiziano Tarli, Arcana editore. “Deliri, follie e rock’ n’ roll negli storici club del Bel Paese” recita il sottotitolo. Un viaggio che ripercorre la parabola dei nostri locali notturni più noti, alcuni dei quali hanno lasciato un’ impronta importante nell’ evoluzione del costume, come il mitico Piper di Roma che mise insieme Patty Pravo e Moravia, Mal dei Primitives e Mario Schifano. Con le sue recensioni e testimonianze il libro-inchiesta si ferma però agli anni Ottanta, come se si arrestasse sul ciglio di un burrone. Si occupa del fenomeno cioè fino a quando i night club sono stati “luoghi in cui si generava cultura, moderne agorà di interscambio personale, ludico e di formazione generazionale”, sostengono gli autori. E dopo, e oggi? Oggi, volendo generalizzare, la parola che meglio fotografa la situazione è: crisi. O declino. È cambiato tutto ma soprattutto è cambiata la gente. È come se internet, il web, facebook e gli altri social network avessero smorzato le luci delle discoteche. Meno ingressi, meno file alle porte, meno mito, meno voglia di stare insieme, diversa attitudine al divertimento, percepito in modalità e interazione virtuale. Sulla Riviera romagnola da trecento che erano i cosiddetti locali notturni sono scesi a un centinaio. A Milano, la città del Plastic, dell’ Hollywood, del Nepentha, nell’ ultima decade le discoteche sono diminuite di un terzo. A Roma non esiste oggi nessun locale che per glamour, per moda, per l’ alto tasso di vip, possa essere anche solo lontanamente paragonato al ruggente Number One, all’ esclusivo Jackie ‘O già etichettato come il Club 54 italiano, al paparazzatissimo salotto che era il Gilda. Osserva il dj e conduttore radiofonico Ringo: “Nei Settanta la disco ha dato tanto, negli Ottanta hanno dato tanto la musica e la moda. Poi l’ avvento dei PR, le droghe sintetiche… è finito tutto. Ora pagano la gente per entrare, ci sono i buttadentro. Io fino a che ho gestito l’ Hollywood nel 2006 non ho mai pagato nessuno per ballare o per entrare”. Assediate dalla concorrenza di Ibiza, di Mykonos, della Croazia, le maxidiscoteche resistono ed esistono solo se creano i cosiddetti grandi eventi, le feste a tema, le dirette televisive, e soprattutto se accessoriano i loro palchi con megaimpianti audio e ledwall fissi supertecnologici, scritturando dj divi che chiedono cachet astronomici. È notizia di qualche giorno fa la riapertura, dopo quattro mesi di serrata imposta dalla questura, del Cocoricò di Riccione dove la scorsa estate un ragazzo di appena 16 anni è morto per overdose di ecstasy. Le misure di sicurezza adottate dal locale fanno pensare più a un fortino che a un luogo di divertimento, ammesso che una discoteca lo sia. Controlli rigidissimi sui documenti d’ identità poiché l’ ingresso è vietato ai minori; abolizione del sistema del timbro sulla mano che consentiva di uscire e poi rientrare (magari con qualche pillola o superalcolico di troppo); parcheggi transennati e illuminati a giorno per tenere lontani gli spacciatori. Il tutto, dentro e fuori, vigilato dall’ occhio elettronico di ben 68 telecamere ad alta definizione. Misure di sicurezza e prevenzione che tuttavia non sono sembra- te sufficienti al Codacons, l’ associazione che tutela i consumatori. Una movida blindata: è questo il “buon divertimento” che auguriamo e prescriviamo alle nuove generazioni? A fine novembre si è tenuto a Lecce un convegno proprio su questo argomento, dal titolo “Tenera è la notte”, dedicato al tema della sicurezza nel mondo della night economy, un settore produttivo che con i suoi 70 miliardi di fatturato rappresenta nonostante la crisi un enorme volano di sviluppo economico. ©RIPRODUZIONE RISERVATA IL LOCALE A sinistra, un’ immagine della discoteca Cocoricò di Riccione.

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